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Mia Carissima Maria,
scrivo a te, intendo scrivere a tutti, presso i quali ti eleggo Nunzia apostolica affinché tu faccia, egregiamente, come fai tutte le cose, le mie parti. Ti arriverà questa mia? Speriamo. Da Don Carlo
avrai avuto le mie ultime notizie: queste ti avranno spiegato il perché del mio ritardo, deplorevole veramente e vergognoso, ma come egli ti avrà spiegato non dipende davvero dalla mia volontà. Prima ho
avuto la operazione delle tonsille, che mi ha lasciato, per parecchio tempo, non so perché debolissimo, poi appena ripreso, ho avuto da sbrigare una quantità di lavoro d’ufficio, che era rimasto nel
frattempo arretrato, poi sono andato fuori B.A., per varie ragioni e alla fine ora sono i primi giorni che sto un po’ tranquillo. Mi scuserete dunque? Tranquillo? Quanto si può stare in questi
momenti: da un momento all’altro si attende qui l’entrata dell’Italia nella guerra: c’è in questo paese la consuetudine che quando avviene qualche avvenimento sensazionale il principale
giornale di Buenos Aires appena ricevuta la notizia, anche di notte, fa suonare una fortissima sirena, quelli che desiderano si alzano vanno alla radio e poco dopo è data una comunicazione radio Naturalmente è una
cosa riservata a avvenimenti di eccezionale importanza, se no poveretti noi. Questo avvenne per l’invasione della Norvegia. Tu dirai che sono americanate, ma sia quel che sia, fatto si è che ogni
tanto la notte mi sveglio per qualche fischio, che poi si dimostra non essere altro che qualche clacson di auto, un po’ più potente degli altri, e tale è la scossa che prendo che stento poi a riaddormentarmi
tutta la notte: tutti aspettano il primo fischio...se la cosa si verificasse nottetempo sarà per l’entrata in guerra dell’Italia. È una cosa che non posso pensare; restare qui, quasi del tutto
separati, anzi del tutto separati dall’Europa senza poter forse neppure avere o mandare notizie, neppure per aereo, sarebbe cosa veramente terribile. Quanto desidererei in questi momenti, se dovesse
avvenire l’irreparabile, essere a Roma e attendere serenamente insieme gli eventi. Qui lontano tutto appare più grave e più doloroso. Vi raccomando tutti al Signore con particolarissimo e
vivissimo affetto tutte le mattine, specialmente il tanto caro Armando affinché il Signore voglia conservarlo alla pace della sua casa. Giovannino credo che stia tranquillo, ma penso che in questa guerra
tutti stanno in pericolo e, con l’ansia vivissima che abbraccia tutta la Patria, doppiamente cara a chi è lontano, si congiunge quanto mai intensa a quella per voi tutti. Ma vi penso tranquilli e sereni
da buoni romani, disposti, al più, quando si venisse alla decisione, a gustare più a lungo il vinetto di Frascati alla vigna. Ma la fiducia vivissima nell’avvenire, la certezza dell’aiuto del
Signore non toglie che si soffra molto a stare lontani in questi momenti per il paese e per le persone care e quindi prima di tutto per voi. Avevo preparato una piccola cosina da inviare a Maria Paola, ma
nella incertezza dei piroscafi, non mi arrischio a mandarla. Dovrebbe arrivare qui il 10 il Conte Grande[1], ma chissà se ripartirà e, ripartendo, chissà se non sarà arrestato durante il ritorno? La manderò ........... Chi sa quando? Non mi da più
cuore di scrivere per posta ordinaria: l’arrivo è troppo problematico: è per questo che mi riduco alla posta aerea, che per ora è sicura. Di voi ho ricevuto tutto: la cartolina di zia Rosa, la cara lettera
del 7 aprile, l’aereo del 29 dello stesso mese. Tutto tanto tanto caro e gradito perché mi ha portato l’eco della vostra vita, dei vostri sentimenti e più ancora la notizia tanto cara e
desiderata della nascita di Maria Paola (Paola Borgato). È carina come Carluccio? Promette bene? È un tantinello “sfacciatella”? Immaginarsi nonna Rosa. Mi fa proprio tanta pena che
non abbia ricevuto il mio caffè, ma non sono io il solo. Qui anche altre persone si lamentano della stessa cosa: ora poi se le cose non si tranquillizzano un poco è tempo perso sperare di poterlo
inviare. Dirai a zia Rosa il mio più vivo devoto ed affettuoso ricordo: digli che non si dimentichi del suo nipote lontano.
Non aggiungo altro: se no non leggi più né l’una né l’altra facciata. Tanti affettuosi auguri di prosperità agli sposi di casa Carducci, ai quali non posso
inviare nulla per lo stesso motivo
Tante cose al Prof. Agostino, tante tirate d’orecchi a Adriana. Un abbraccio affettuoso a Giovanni: A Gabriella dirai cosi: (”Ammazziti” non mi hai scritto mai) e gli
passi un affettuoso saluto. Tante cose a Lulicchia. Affettuosamente tuo
DG (Don Giuseppe Canovai)
[1] ) Il Conte Grande fu costruito nello Stabilimento Tecnico di Trieste per il Lloyd
Sabaudo. Aveva 25.661 tonnellate di stazza e poteva sviluppare una velocità di 21 nodi. Fu varato il 29 giugno 1927 e fece il viaggio inaugurale lungo la rotta Genova-Napoli-New
York il 13 aprile 1928. Nel 1932 passò all’Italia Società di Navigazione e fu trasferito alle rotte per il Sud America. Nel 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale, questo piroscafo
si trovava in Brasile dove venne confiscato.
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