Via in Selci (R. I – Monti) (da Largo Visconti Venosta a Piazza di San Martino ai Monti)
La località, che da tempi remoti era chiamata "in silice”, “in siricata”, dagli avanzi dei poligoni di lava basaltina, risultanti da una strada romana adiacente alla chiesa attuale (il Clivus Suburbanus), dette il nome a Santa Lucia in Selci.
Questa antichissima diaconia, che si fa risalire a papa Simmaco (498-504), ebbe pure il nome "in orfea” dal “locus Orfei” (Marziale X,19, 4sgg), nei cui pressi Leone IV (847-55) avrebbe compiuto la distruzione di un drago (vedi via di Monte Polacco - Monti). La chiesa, riparata da Onorio I (625-638) e poi da Leone III (795-816), cessò di essere diaconia per provvedimento di Sisto V (1585-90). Nel 1193 aveva avuto titolare il cardinale Cencio Savelli, l'autore della "Liber Censuus”, eletto poi Onorio III (Cencio Savelli - 1216-1227).
La chiesa, negli ultimi secoli, fu officiata dai Certosini, prima del loro trasferimento a Santa Croce in Gerusalemme, nel 1571, quando furono sostituiti dalle "Mantellate di Sant'Agostino" che ancora la possiedono. “Inter imagines” ed “in capite Suburrae” furono anche detti il loro convento e la chiesa.
Presso questa chiesa vi era pure un S. Biagio in Orfea chiamato anche "iuxta palatium Traiani”, nome che nel medioevo era attribuito alle retrostanti terme di Tito (79-81) e Traiano (98-117) [1].
La "via in silice" ebbe esteso il privilegio dell’esenzione dalle gabelle sui vini e sulle derrate, già goduto, per disposizione di Niccolò V (Tommaso Parentucelli - 1447-1455), dalla via della Suburra.
Portico di Livia - Il quinto e il sesto santuario della regione Esquilino-serviana erano sul Cispio. Augusto nel 15 a.Ch. iniziò un grande portico, intitolato a sua moglie Livia Drusilla, dov’è ora via Santa Lucia in Selci, . Questo portico era in comunicazione col clivo Suburano mediante una grande scalea (la scaletta odierna sulla via Cavour ne deve esserne la figlia degenere) ed era formato da un’area rettangolare di m. 115 x 75, recinta da un duplice colonnato e da un muro, che aveva, nel centro dell'area, l’altare della Concordia "quam caro praestitit ipsa (Livia) viro”.
Ricchi di opere d'arte gli ambulacri, rigogliosi i giardini che circondavano il tempio, edificio dei più sontuosi dell’età augustea. La posizione del portico è fissata fra le terme di Traiano, la chiesa di Santa Lucia in Selci e la torre dei Capocci.
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[1] ) Nella strada, vi erano arcuazioni di peperino, con soprastanti bifore a centina di bipedali (mattoni quadrati di due piedi) (II-III sec.).
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