Con l’incoraggiamento ed il sostegno del parroco, alla Suburra, padre Francesco Narici, la Vercelli fondò un monastero con alcune consorelle che vagarono in alcune casa della Suburra, fino a che lo stesso sacerdote fornì i mezzi per l’acquisto di un terreno in via dei Selci (allora via della Suburra) adatto per la costruzione di un monastero e di una chiesa, non lontano da quello dei confratelli di San Francesco di Paola (vedi piazza di San Francesco di Paola - Monti). Il progetto fu avviato, nel 1746, su disegni dell’architetto Giovanni Francesco Fiori (1709-1784), ma, per mancanza di mezzi, fu sospeso (1753) per riprendere solo nel 1770 e si protrasse fino al 1780. Il convento fu consacrato l’anno successivo da Pio VI (Giovanni Angelico Braschi – 1775-1799). La chiesa, di cui si ignora l’anno della consacrazione, ha una pianta a croce greca. Nel 1873, lo Stato italiano confiscò tutti i beni ecclesiastici (tranne le chiese), ma le suore riuscirono a resistere, in qualche modo, occupando una parte del monastero, mentre la parte restante fu occupata dal comando dei Carabinieri. Dal 1884 al 1897, dovettero condividere il monastero con le Monache Mantellate (carmelitane), in provenienza dal loro monastero di Trastevere destinato a diventare il carcere di Regina Coeli. Qualche anno dopo anche le francescane lasciarono il convento per quello di Grottaferrata. Da quel momento i Carabinieri occuparono tutto il convento e la chiesa ne divenne il centro spirituale, officiata dal clero diocesano della parrocchia di San Martino ai Monti. Agli inizi degli anni 2000, i Carabinieri si trasferirono altrove e chiesa e monastero rimasero vuoti fino a quando Giovanni Paolo II (Karol Jozef Wojtyła – 1978-2005) non concesse la chiesa alla comunità ortodossa etiope come luogo di culto.
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