Candido Zitelli di Norcia 1559-67
“Sopratutto nella seconda metà del Cinquecento il boia ebbe molto da fare. Si era nel periodo più acuto del banditismo e contro di esso si abbattè,
pesante e spietata, l´opera di repressione. Una vera ecatombe fu quella che ordinò il Commissario Pontificio Candido Zitelli, il quale, giunto in Ascoli nella primavera del 1567 munito di pieni poteri, dopo
aver dato alle fiamme e distrutto quasi tutti i villaggi di Montecalvo, tornò con una fitta retata di fuorilegge che” - al dir del Meucci - “mandò subito alle giubbette (forche) per mano del
boia”. Il notaio delle riforme aggiunge che, per vari giorni, ne furono impiccati nove alla volta: i corpi, fatti a pezzi, adornarono poi - macabro trofeo - le porte della città” (fonte : Giuseppe
Fabiani “Ascoli nel Cinquecento” - Vol.II - pagg. 156-157).
Nell´anno 1569, nacque a Citerna una grave discordia fra i fratelli Vincenzo ed Alfonso Vitelli. Dopo una mediazione sfavorevole ad Alfonso, questi si
decise ad inviare lettere con “minacce ed ingiurie contro i detti deputati (mediatori)”
La vedova Angela Rossi ed i suoi figli furono inquisiti. E il Commissario Monsignor Candido Zitelli processò la suddetta Rossi “dichiarandola
colpevole di usure feneratizie (usura) e passando sopra alle gravissime accuse di violenza, di estorsioni, usurpazioni, sacrilegi et similia. Fra le altre accuse fatte, c´era quella di aver fatto collocare la
cassa mortuaria di suo marito Alessandro sull´altare del SS. Sacramento. Per ordine del medesimo Commissario Zitelli, la signora Angela fu tradotta a Roma e relegata nelle carceri di Castel S. Angelo, dove
ammalò”. (fonte : D.Angelo Ascani “Citerna - Memorie Storiche e Religiose” - pagg.106-107)
Il 20 maggio 1567, Pio V nominava il nursino Candido Zitelli comissario generale contro i briganti che infestavano l´Arquatano (di Arquata) e la montagna.
Nel 1566 Mons.Candido Zitelli di Norcia fu Governatore di Città di Castello (fonte : Memorie Civili di Città di Castello raccolte da M.G.M.A.V. di C. di
C. - Volume Primo - Città di Castello Presso Francesco Donati - 1844).
Pompeo Valentini, perugino avendo ricevuto l´ordine di disarmare le proprie truppe, si era ribellato ed aveva ferito il Governatore Lutio Saffo ad un
dito. Il Governatore lo fece imprigionare e scrisse a Roma. “Candido Zitelli, a cui parve a Pio V di dar commissione di riconoscere quella causa, non se li desse espresso ordine che, se trovava
essersi il Valentino fatta una minima resistenza al Governatore, che avesse colpa nella ferita che aveva avuto nel dito, senza altro le si dovesse tagliare la testa”. Giunse il Zitello alli 21 di marzo
(1569) in Perugia, smontato in Palazzo, e esaminato il Governatore, e suoi familiari, e poscia anco il Valentino, senza dar fuori processo per la difesa di lui, alli 26 del mese lo fece decapitare con molto stupore
di tutto il popolo”. (Pompeo Pellini della Historia di Perugia - Parte Terza - Perugia 1970).
In Fano, ´´Vincenzo Miglioni fu ucciso con un colpo di fucile, e il Capitano Adriano Bollioni, ricevute molte ferite, poco dopo ancor esso restò morto,
incolpandosene Marcello de´ Negusanti, che fu autore della rissa, e Carlo Boccacci, che accompagnandosi con Piér Gentile Galassi lo ferì con alcune pugnalate a tradimento. ´´Il pontefice, che poc´anzi aveva
spedita la Bolla contro i Banditi e quelli che commettevano omicidii, amareggiato di questo fatto, spedì subito a questa volta Candido Zitelli da Norcia Commissario Apostolico per formarne processo, con autorità di
condannare i Magistrati stessi, e gli Offiziali della Compagnia della Santa Unione, creduti rei per aver permessa, o almeno per non avere impedita la fuga de´ colpevoli di quell´eccesso´´. (fonte : Memorie Istoriche
della Città di Fano raccolte e pubblicate da Pietro-Maria Amiani - Parte Seconda - in Fano 1751 - Nella Stamperia di Giuseppe Leonardi)”
“I nursini avevano cominciato ad acconciarsi col frequente variar de´ Governatori; il perché smessi i risentimenti, lasciavan che le mutazioni
seguissero , mostrando quasi di non avvedersene. Ma quello cui ora intendevano di proposito i Consoli, era di amicarsi quanto meglio potessero il Cardinale di Urbino: e però in occasione che nel Giugno del 1562
dovea portarsi in Spoleto ed in Terni, spedirono a fargli riverenza i Signori Candido Zitelli e Marcantonio Fusconi patrizi di Norcia” (Delle Memorie Storiche di Norcia - Libri Otto per Feliciano Patrizi-Forti
- Norcia Tip. Micocci e Comp. - 1869)
“Ascanio della Corgnia veduta la nuova della morte del Papa se ne andò accompagnato da alcuni pochi fanti, che in quella strettezza di tempo
potette avere a Castiglione del Lago (Lago Trasimeno), che gli era stato tolto dal Papa, e se lo ripigliò senza alcuna ripugnanza, e itosene alla Rocca di Castiglione, dove era per Castellano Pierandrea de´
Matti perugino, che la teneva per Misser Candido Zitelli da Norcia, che l´aveva dal Papa ottenuta, luogo solito darsi a Perugini e non altri, lo mise in prigione” (fonte : Pompeo Pellini della Historia
di Perugia - Parte Terza - Perugia 1970).
Candido Zitelli è sepolto a Roma nella Chiesa di San Girolamo della Carità (via Monserrato 62) dove una lapide nel pavimento a
piedi dell´altare, letta dal Galletti (Inscr.Rom.T. II, Cl. VIII, n. 41, P.CCX-CCXI) et dal Gualdi (Cod. Vat. 8253, p. I fol.219, Vol.XIII. Fasc.XVI) dice quanto segue :
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