Piazza e Via delle Copelle o Coppelle [1] (R. VIII – Sant’Eustachio) (da via della Scrofa a via della Maddalena)
Una piccola lapide murata sul fianco del “templum S. Salvatoris in Cupellis” (1577) o “S. Salvator delle copele” (1593) è datata 1195 (in volgare) dice che la contrada era allora chiamata "Le Cupelle". Nome che le era stato dato per essere la località abitata dai fabbricanti della "copella" misura romana di capacità.
La chiesa eretta e consacrata nel 1195 da Celestino III (Giacinto Borbone Orsini - 1191-1198) si dice sia più antica e che il detto pontefice, l’abbia solo ricostruita.
Una lapide nel tempio dice che la Matrona Abbàzia “praebuit expensas...” e che la domus era prima detta “locus pietatis” e “dicitur ecclesia nunc pietate Dei”. l’epigrafe parla pure del “rector romanae fraternitatis” che richiama gli “archisacerdos” (vedi Piazza dei Cenci - Regola, nota 6).
Il piccolo campanile è del XII secolo ed ha perduto una campana del XV secolo che venne fusa nel 1849 per la difesa di Roma.
La chiesa, data da Innocenzo VII (Cosma Migliorati - 1404-1406) alla Confraternita dei Sellai, nel 1404, fu poi assegnata alla Confraternita della Divina Perseveranza [2].
Una lapide, murata anch’essa sul fianco della Chiesa, dice: “Qui devono mettere i viglietti (biglietti) - Tutti gli osti, albergatori – Locandieri ed altri per dar - Notizie de’ Forestieri che si - Infermano nelle loro case alla Venerabile Confraternita della Divina Provvidenza con - Autorità apostolica eretta - A tenore dell'ultimo editto del Eminentissimo Vicario emanato il XVII decembre 1743”.
I biglietti che gli albergatori e gli osti dovevano introdurre nella buca, che stava sotto l’epigrafe, non era la denuncia che i locandieri ed albergatori dovevano fare alle autorità, indicando l’ubicazione dell’albergo, il numero delle camere e i nomi delle persone che vi prendevano alloggio (bando 30 aprile 1592 del cardinale vicario), ma un avviso alla detta Confraternita della presenza di clienti ammalati, perché questa potesse esercitare la sua funzione di carità ed assistenza.
Essa, con i suoi fratelli visitatori, aveva lo scopo di assistere quei forestieri “che continuamente vanno e vengono a questa santa città, per lo più sconosciuti quivi e lontani da parenti e nazionali. Ciò che riesce di molto buon esempio nella città e di grande edificazione nei paesi lontani, ai quali si estende così pietosa la romana umanità”.
I fratelli appena avuta notizia si recavano presso l’infermo, che, se povero, veniva fatto ricoverare in ospedale della sua nazione e se benestante era assistito in albergo dove, almeno una volta al giorno, doveva recarsi il fratello visitatore.
In caso di peggioramento le visite dovevano essere più frequenti. “Se mai il forestiero infermo si riducesse in stato di morte, dovranno li stessi guardiani far sigillare alla loro presenza dal fratello segretario, con il sigillo della nostra confraternita, tutto quello che spetta al medesimo, e quando mai passasse a miglior vita faranno descrivere parimenti alla loro presenza, per mano di detto segretario, tutto quello che avrà lasciato il defunto”.
Detratte le spese tutte, che dovevano essere proporzionali agli averi del defunto, il residuo doveva essere messo a disposizione dei parenti, informandone il cardinale vicario con allegata una copia dell’inventario fatto. Il Cardinale o un suo vicegerente nominava il depositario di quei beni, “acciò non restino defraudati né li parenti del defunto, né la volontà del medesimo”.
Qui sulla Piazza, giungeva uno degli avancorpi del quadrilatero delle terme Neroniane-Alessandrine [3] con la fronte rivolta a nord ed occupata da un portico di 10 grandi colonne, mentre l’altro avancorpo raggiungeva metà del palazzo di faccia a Sant’Agostino [4].
Quasi incontro alla chiesa di S. Salvatore è il palazzo dei Boccapaduli, dei quali esistono ancora gli stemmi sull’architrave.
Al n.16 la casa di Cosmas Castaneo, come si legge sul fregio della stessa e che appartenne appunto a quella casata Castagna che dette il Papa Urbano VII (Giovanni Battista Castagna - 1590-1590), che fu papa per dodici giorni.
Infatti, come dice il Vasari (1512-1574), nel 1520, da Antonio da Sangallo “Messer Marchionne Baldassini, vicino a Santo Agostino, si fece costruire col modello e reggimento un palazzo che, per piccolo che egli sia, è tenuto per quello ch’egli è, il più comodo e il primo alloggiamento di Roma, nel quale le scale, il cortile, le logge, le porte ed i camini con somma grazia lavorati. Di che rimanendone Marchionne soddisfattissimo deliberò che Pierino del Valga, pittore fiorentino, vi facesse una sala di colorito e storie ad altre figure, i quali ornamenti gli hanno arrecato grazia e bellezza infinita”.
Vi dimorò Monsignor Giovanni della Casa, che vi scrisse il Galateo, ed il cardinale Pietro Bembo (1470-1547) (che vi morì hora secunda noctis diem XIX Jannuarii 1547), creato cardinale da Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-1549), nel 1539, così tardi che il Bembo, scrivendo al cardinale Farnese, al 5 febbraio 1539, gli diceva: “Io non harei creduto, che quelli che cercano che io non sia ostacolo alli desideri dintorno al cardinalato per conto di questa Republica dovessero porre la mia innocenza in compromesso si come intendo che essi fatto hanno appresso la somma bontà et prudentia di N. S. con ingiustissime e falsissime objectioni della persona mia...”.
Sul fronte dell’edificio dei Baldassini c’è una lapide che ricorda come Giuseppe Garibaldi vi abbia alloggiato (1875).
Dietro S. Salvatore “A dì primo gennaro 1822, essendo stata demolita, per ordine di Pio VII (Barnaba Niccolò Chiaromonti - 1800-1823) per formare tutta una piazza (piazza della Rotonda o del Pantheon) ed essendo li due macelli e, nella parte più alta, una pescheria, “quella medesima Pescheria fu ricumbinata dietro la piazzetta di S. Salvatore delle Coppelle come presentemente si osserva”. La pescheria venne costruita con l’impegno che i pescivendoli non potessero vendere in altri luoghi ad eccezione del Portico d’Ottavia e nelle piazze della Madonna de’ Monti o Scassacavalli. Fu interdetto anche lo spaccio nelle botteghe. La pescheria è scomparsa nel primo quarto del XX secolo, quando la tettoia, che copriva tutta la piazza, venne demolita ed il ristorante Bucci, ch’era stato fino ad allora uno dei locali caratteristici di Roma, fu chiuso.
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[1] ) Vie di Roma imperiale - Le attuali vie della Colonna, delle Cappelle, di Sant’Agostino e di Tor Sanguigna e dei Coronari ripetono quasi interamente il percorso di quella strada, che, in direzione da est ad ovest, partiva dalla via Flaminia (Lata), a nord del tempio del Divo Adriano, costeggiava il tempio di Matidia, le terme Neroniane-Alessandrine e lo stadio di Domiziano, andando ad imboccare direttamente il ponte Neroniano.
[2] La Confraternita del SS. Sacramento della Divina Perseveranza fu istituita l'11 agosto 1663 allo scopo di prendersi cura dell’assistenza sanitaria e spirituale del malato.
[3] ) Scrisse Marziale : “Quid Nerone peius ?; Quid thermis melius Neronianis ?” : “Cosa c’è peggio di Nerone, cosa c’è di meglio dei bagni di Nerone?”.
[4] ) Le terme furono dedicate da Nerone nel 64, prossime al Gymnasium da lui già dedicato nel 62, e che bruciò poco dopo. Nel 227 Alessandro Severo rimodernò le vecchie terme, che si chiamarono da allora: “thermae alexandrinae”. Resti si trovano a Palazzo Madama, Palazzo Rondanini, in via Giustiniani, Crescenzio e in via San Giovanni d’Arco. L’ingresso lo avevano a nord nel lato lungo costituito da due avancorpi laterali e da un porticato intermedio. Alessandro VII (Fabio Chigi - 1655-1667) nel 1666 con le colonne delle terme restaurò l’angolo sinistro del pronao del Pantheon.
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