Vicolo di Santa Maria in Cappella (R. XIII – Trastevere) (da piazza dei Mercanti a via Augusto Jandolo, già Vicolo di S. Maria in Cappella)
il vicolo ha preso il nome dalla chiesa omonima dedicata sotto Urbano II (Odon de Lagery - 1088-1099) a Santa Maria “ad pineam” nel 1090.
Santa Francesca Romana (1384-1440), sposa di Lorenzo de´ Ponziani che aveva lì vicino l’abitazione coniugale (vedi Via dei Vascellari n. 61 - Trastevere), vi costruì un piccolo ospedale che fu chiamato “hospedaletto dei poveri” (Ricostruzione). Due secoli dopo, Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili - 1644-1655) pose chiesa ed ospedale sotto il patronato della casata Pamphili e le rendite dell’ospedale furono accomunate a quelle dell’ospedale dei poveri di San Sisto [1]. Il patronato fu assunto dai Pamphili Doria e, annesso alla chiesa, vi fu il giardino della cognata del pontefice, la famigerata vedova Maidalchini, “Olim-pia nunc impia”, come diceva Pasquino.[2]
Il predicato “ad pineam” si cambiò in Cappella, quando le monache di Torre de' Specchi, nel 1540, introdussero i fabbricatori di “cupelle” o barili (barilari) [3].
Sotto Alessandro VII (Fabio Chigi - 1655-1677) la chiesa aveva al suo ingresso un piccolo cimitero, circondato da un basso muricciolo [4].
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[1] Si tratta dell’Ospedale dei mendicanti, presto San Sisto Vecchio, fondato nel 1581 dal cardinale Felice Peretti, poi Sisto V (1585-1590).
[2] ) “Chi dice donna dice danno; Chi dice femmina dice malanno; Chi dice Olimpia Maidalchini; Dice Donna, danno e rovina” (Pasquino). Il suo giardino diventò poi un orto, alcuni ruderi del giardino, lungo il fiume, detti “I bagni di Olimpia”, scomparvero nel 1890.
[3] ) La Confraternita dei “Barillari” era fin dalla metà del ‘400, potente corporazione avente il monopolio: “del trasporto del vino”. “Non era possibile fare a meno dell'opera loro, se non pagando la tassa di 10 carlini per le bestie da soma e di 1 ducato per ogni bestia da tiro”. La Confraternita doveva contribuire alla decorazione delle vie della città in occasione del possesso papale.
[4] ) “Sulla riva del Tevere, sotto il muraglione del giardino di donna Olimpia a S. Maria in Cappella, tornò alla luce uno scalo romano per approdo di navi” (1886).
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