Piazza delle Cinque Scole (già Via del Progresso) (R. XI – Sant’Angelo - R. VII Regola) (Da Lungotevere de´ Cenci a via del Portico d’Ottavia – Vi convergono: Via di S. Bartolomeo de´ Vaccinari, Via Monte de´ Cenci, Via di S. Maria de´ Calderari, Via del Portico d´Ottavia e Via Catalana)
Il nome della piazza deriva dal fatto che, in antico, prospicente la piazza (all’interno del Ghetto [1]), si trovava l’antica Sinagoga che racchiudeva le cinque scuole ebraiche: la Catalana, la Castigliana, la Siciliana, la Nuova e quella del Tempio.
Vanta attualmente una fontana, opera di Giacomo della Porta, proveniente dalla ex Piazza Giudea (parte della Piazza stessa), dove è rimasta una traccia della posizione della vecchia Fontana.
Le relazioni di Roma con i Giudei erano cominciate fin dal tempo dei Maccabei (II sec. a.Ch.) e quando Pompeo, nel 64 a.Ch., ridusse a provincia romana il regno dei Seleucidi, nella Siria, nominò, al posto di Aristobulo, da lui condotto a Roma, il re di Giudea Ircano.
In seguito nel 63 e 62 a.Ch. molti altri ebrei raggiunsero Roma e ancora di più, quando Antonio concesse ad Erode (40 a.Ch.) il regno di Gerusalemme [2].
Gli Ebrei furono accettati sotto Augusto (30 a.Ch-14 d.Ch.), ma furono cacciati da Tiberio (14-37 d.Ch.). Solo dopo la morte di Tiberio, e soprattutto quando Filone di Alessandria (filosofo ebreo che tentò metter d’accordo i libri sacri con le dottrine di Platone, Aristotele e degli stoici) visitò Caligola, (37-41), gli ebrei rientrarono in Roma.
Claudio (41-54 d.Ch.) li espulse di nuovo: "Iudaeos impulsore Chresto, assidue tumultuantes, urbe expulit". Ritornarono sotto Nerone che, secondo Svetonio, ricolmò di onori e di immense ricchezze l’usuraio Scimiotto Tuttamore (Cercopithecum Panerotem Fenatorem) e alla sua morte gli fece funerali da re.
Fin dai tempi di Claudio (41-54 d.Ch.) e di Tito (79-81 d.Ch.) la più parte degli Ebrei venuti a Roma, si fissò vicino alla chiesa di Santa Cecilia [3], presso la quale esistette una "via de Corte Iudei nanti al palazzo”. La comunità, che ascendeva a circa 32.000 persone, istituì sinagoghe, scuole e perfino un tribunale: il “Beth Din” che giudicava secondo la legge mosaica e le decisioni avevano forza di legge [4]. Altri si stabilirono vicino a S. Francesco a Ripa, altri vicino a porta Capena e, alcuni nuclei nella Suburra e nel Campo Marzio, fino a quando Paolo IV (Gian Pietro Carafa - 1555-1559) non li rinchiuse nel Ghetto [5]. Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti - 1846-1878), alle 22h00 del 17 aprile 1847, abolì i cancelli, pur rimanendo l’obbligo di residenza in quell’area.
Con la conquista di Roma da parte dei Piemontesi, nel 1870, gli ebrei riacquistarono tutti i diritti civili e politici, come cittadini del Regno d’Italia.
Per la bonifica del Ghetto e la sistemazione del Lungo Tevere Cenci e Pierleoni, la sinagoga romana e le cinque scuole (la Catalana, la Castigliana, la Siciliana, la Nuova e quella del Tempio), furono abbattute e solo la Catalana fu poi annessa alla nuova sinagoga [6].
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[1] I Ghetti hanno preso il nome della piccola isola “Ghetto”, dove nel 1516 Venezia relegò gli ebrei che stavano nella città...
[2] Cesare li favorì e Svetonio ci dice che essi piansero la morte del dittatore, ne accompagnarono il cadavere nel Foro, dove fu cremato e vegliarono parecchie notti le sue ceneri.
[3] "I cristiani in massima parte abitavano nello stesso rione dei Giudei, e tutti sanno come, da principio vivessero confusi con loro" (Morrica - Storia della letteratura latina cristiana, I, p.15)
[4] Alla fine del I secolo gli Ebrei avevano una sinagoga (Vicolo dell’Atleta?) presieduta da un "Archysinagogus" ed un "Synedrium" per gli affari civili.
[5] Il muro che limitava il ghetto fu cominciato il 26 luglio 1553 e terminato il 3 ottobre. Clemente VIII, con la bolla « Viam Veritatis » del 5 giugno 1604 stabilì che le pigioni degl’immobili di ghetto non potessero mai essere aumentate se non degl’interessi relativi al capitale occorso per miglioramenti o ampliamenti e che l’inquilino ebreo non potesse venir sfrattato se non per morosità.
[6] La costruzione della nuova sinagoga iniziò nel 1901, su progetto degli architetti Osvaldo Armanni e Vincenzo Costa, in stile assiro-babilonese e con una spesa di 650.000 lire e i lavori terminarono nel 1904. Il 3 luglio di quell’anno il re Vittorio Emanuele III ne visitò i locali in forma ufficiale. Il 27 dello stesso mese, vi furono, per la prima volta, celebrate le cerimonie rituali. La cupola di alluminio, che fu abbrunita per la guerra 1915-1918, è alta 46 m e la sinagoga ha un’area di 3000 m² dei quali coperti 1300. Oltre questa, che è la sinagoga maggiore, un’altra fu costruita nel 1914 in via Balbo, detta "Oratorio di Castro" dal nome della finanziatrice (Grazia Pontecorvo) vedova di Salvatore Di Castro.
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