Via S. Balbina (R. XXI – San Saba) (da Largo Enzo Fiorito a Piazza di S. Balbina)
La via prende il nome dalla chiesa situata sul piccolo Aventino, sopra le terme di Caracalla. La chiesa fu costruita sui resti della “domus Ciloni”[1], da San Marco papa (gennaio-ottobre 336) che, sepolto in un primo tempo nell’annesso cimitero, fu collocato nella chiesa, più tardi, al compimento dei lavori.
Fu prima dedicata al Salvatore, Gregorio I (590-604) la dedicò a S. Balbina e da lui fu eretta a titolo. Leone III (795-816) restaurò il tetto del tempio che minacciava di crollare. Nel 1489, fu restaurata dal cardinale Marco Balbo nipote di Paolo II (Pietro Barbo - 1464-1484) ed ancora “risanata” da Pio IV (Giovanni Angelo Medici - 1559-1565) e nel 1813 e nel 1825. Il portico è della seconda metà del XVI sec. Recentemente la chiesa è stata restaurata da Antonio Muñoz, e n’è venuta fuori una basilica ad aula unica con tante absidiole sui fianchi.. Vi fu alzata a difesa la ferrigna torre ancora esistente.
Questa parte del piccolo Aventino si chiamò "Saxum" nel Medio Evo, nome che certo ebbe origine da Subsaxana che era così chiamata la "Bona Dea" che qui aveva il tempio, la cui fondazione va posta verso il IV secolo a.Ch. e che fu restaurato da Livia e da Adriano, che avevano una casa poco discosta. La natura del culto della “Bona Dea” è poco identificabile. Sembra fosse a scopo medicale, se le sue sacerdotesse curavano malattie con erbe speciali e i serpenti erano sacri alla Dea che assumeva l’appellativo di Damia Demetria, mentre Damium era il nome della festa principale che si celebrava con gli stessi riti religiosi orientali il 1 maggio.
La strada ricalca il clivus Delphini che collegava l’Appia all’Ardeatina e alla “via Nova”[2].
Documenti topografici medioevali indicano in questo posto un “Mutatorium Caesaris”[3] non meglio specificato.
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[1] ) Fra i suoi ruderi vi furono trovati due busti di ragazzi che, per la loro acconciatura, si credono i nipoti di Augusto, Lucio e Caio Cesare.(Museo Vaticano).
[2] ) Il “clives Delphini” si immetteva nella “nova via” (a destra dell’Appia e parallela a questa) ornata di portici, conduceva alle Terme ed era larga 30 m., contro i 6 dell’Appia.
[3] ) Forse si trattava della stazione dei cavalli e dei cocchi imperiali addetti ai viaggi extra urbani, allo stesso modo che l’area Carruces serviva per i viaggi privati. Nei pressi l’arca Radicaria, piccola piazza a nord ovest delle terme di Caracalla.
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