Piazza e Via S. Salvatore in Campo (R. VII – Regola) (nella piazza convergono: via di Santa Maria in Monticelli, via di San Salvatore in Campo, che va da via degli Specchi a via di San Paolo alla Regola)
La piazza e la via prendono il nome dalla chiesa omonima ricostruita nel XVII secolo, detta anche "de campo”; “de deo campo”; “Domni campi” ed anche “Onecampi”. Nel 1556, aveva sotto di sé 200 case di "gente vile e bassa".
In S. Salvatore in Campo, la Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini vi restò dal 1550 al 1563. È certo che il "domno Campo” fu il nuovo tristemente famoso Campone [1], abate di Farfa nel secolo X.
Sulla facciata di una casa della via, sta scomparendo un affresco fattovi apporre nel XVI secolo da Alessandro Lancia, cortigiano di Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-1549), che in onore del Pontefice dipinse sulla facciata lo stemma del pontefice con sotto scritto: "Vive pie ut solitus vive diu ut meritus" [2].
Fra via degli Specchi e Piazza S. Salvatore in Campo, viene generalmente collocato quel Tempio di Nettuno al quale i vincitori di battaglie navali dedicavano i cimeli delle loro vittorie. L’edificio sacro, che figura per la prima volta in una moneta di Cn. Domizio. Ahenobarbo, tra il 42 e il 38 a.C., come tetrastilo, potrebbe essere la medesima “Ara Neptuni” che nel 206 a.C. emanò sudore.
Le sei colonne scanalate di marmo greco, con base attica, del diametro di metri 1,15, trovate sotto l’isolato di fronte alla chiesa di S. Salvatore in Campo, sono attribuite al suddetto Tempio, dove Plinio colloca un gruppo famoso di Skopas [3] che rappresentava Nettuno, Tetide ed Achille con tutto il loro corteo di Tritoni, Nereidi e mostri marini. Anche quell’altare, detto di Domizio Ahenobarbo, diviso adesso fra il museo di Monaco e del Louvre, che era, nel XVIII secolo, conservato nel palazzo Santacroce, prossimo alla chiesa di S. Salvatore in Campo, è attribuito al tempio di Nettuno.
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[1] ) Abate della Abbazia di Farfa dal 936 al 962.
[2] ) Scritta scomparsa.
[3] Scultore di Paro della prima metà del IV sec. a.Ch..
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