Piazza e Via San Paolo alla Regola (R. VII – Regola) (nella Piazza converge la via omonima che va da piazza del Pellegrino a via Santa Maria in Monticelli)
La chiesa, che dà il nome alla strada, è detta alla Regola dal nome del rione detto “Arenula” e per corruzione “ Reola”; “ Revola” e “ Regola”. Appellativo dovuto al fatto che, essendo ubicato vicino al Tevere, veniva spesso invaso dal fiume in piena, che poi, ritirandosi, lasciava un deposito copioso di arena che, veniva in parte utilizzato per la concia dai conciatori di pelli, che, forse per questo, abitavano questa parte del rione. Nel ‘500 si vedevano, sulle facciate delle case, le pelli pronte per la lavorazione, appese a delle funi. Il fronte della chiesa di San Paolino alla Regola era tappezzato di pelli che, dopo la concia, dovevano venire asciugate al sole. Si conferma che San Paolo, che esercitava il mestiere di lavoratore di tende (che si confezionavano in massima parte di cuoio), doveva avere scelto qui la sua dimora.
La chiesa di S. Paolo alla Regola fu anche detta la “scuola di San Paolo” perché, secondo la tradizione, qui nella vicinanza del quartiere ebraico dove ordinariamente aveva principio la predicazione apostolica, l’Apostolo [1] avrebbe iniziato la sua evangelizzazione.
Nel 1619 ai Riformati di Sant’Agostino, che l’officiavano dal secolo XVI, subentrarono i padri Francescani di Sicilia che riedificarono la chiesa detta anche “sub patarinis” mentre prima, nel secolo XIII, era detta “Regio haec divi Paule Schola est vocata”.
In una relazione delle visite del 1566, è detto: “San Paolo della Regola è nella strada dei Vaccinari; ha un portico dinanzi ed un cancello. Le reliquie della Chiesa se dice che furono trovate nella chiesa di San Cesarino [2] . Unita a detta parrocchiale, la chiesa di San Cesario, è sulla ripa del Tevere ivi appresso. L'altare è mediocremente tenuto, le reliquie sono annotate in una pergamena ivi appiccicata, la chiesa ombrosa, assai humida et mal lastricata”.
L’“Universitas Mercatorum Vaccinariorum, vel Laniorum, vel Coriariorum” ebbe da Giulio II (Giuliano Della Rovere - 1503-1513) la chiesa di San Paolino alla Regola e la mantenne fino al 1570 quando Pio V (Camillo Borghese - 1605-1621) le concesse l’altra di Santo Stefano in Silice” [3].
La chiesa di San Paolo alla Regola, per la sua piccolezza fu detta di “San Paolino” giacché in origine, edificata su un preesistente oratorio, creato forse da papa Damaso (366-384), venne costruita secondo il sistema dei primi secoli dell’era cristiana ad una sola navata con solo due cappelle laterali, fruendo dei materiali del diruto teatro di Balbo [4] o del portico di Marcello.
Soppressa nel 1594 l’antica parrocchia divenuta “rovinosa per la sua antichità”, furono, come detto, i padri Francescani di Sicilia a restaurarla.
Con l’abbattimento di alcune casette, fu formata l’attuale piazzetta, fra esse si elevava la torre di Buccio e di Giovanna Benincasa, sotto cui passava la scomparsa “strada dei Galletti”, così chiamata nell’anno 1348.
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[1] ) Dimora San Paolo - É tradizione che la prima dimora di S. Paolo in Roma fu nel quartiere dell’Arenula (corrotto in Regola) nella via dei Cuoiai (vicus Coriariorum o Coriarius), dove sorse la prima chiesa dedicata a S. Paolo (S. Paolino alla Regola). In questo quartiere erano le conce delle pelli, ciò che permetteva a S. Paolo di lavorare secondo il suo mestiere di cuoiaio, ed anche per la vicinanza del quartiere ebraico (San Paolo era nativo di Tarso), oltre che per la vicinanza del tribunale giudaico e del tribunale imperiale di appello (San Paolo era a Roma in attesa di giudizio). L’affermazione degli “Acta Pauli” (apocrifi) che dicono aver Paolo, arrivando a Roma, preso in fitto un granaio fuori città (harreum extra urbem) e l’altra, pure apocrifa, che pone la dimora di San Paolo a S. Maria in via Lata, sono smentite, tra gli altri, dal Parisi che ai documenti della letteratura e della tradizione ha aggiunto anche quelli degli scavi, ai quali si è interessato direttamente Antonio Munôz.
[2] La chiesa di San Cesario, prossima a quella di San Paolo, aveva una iscrizione relativa alle reliquie, del tempo di Urbano II (Odon de Lagery -1088-1099). L’iscrizione, alla demolizione della chiesa di San Cesario, passò a S. Paolo alla Regola.
[3] ) “Essendosi nell’anno 1552 riuniti i conciatori, ossia lavoranti di pelli, per costituire una devota confraternita, S. Pio V (1566-1572) nell’anno 1570 gli concesse questa Chiesa , che anticamente chiamavasi di “S. Stefano in Silice” per essere fondata "sopra uno scoglio sulla riva del Tevere" e che, di poi, si chiamò San Bartolomeo dei Vaccinari (vedi la via - Regola).
[4] In realtà si tratta dei ruderi del Circo Flaminio e non di quelli del Teatro di Balbo, che oggi sappiamo essere lungo Via delle Botteghe Oscure (vedi - Sant’Angelo)
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