Palazzo, ornato di graffiti, appartenuto a Lorenzo Mocari che fece scolpire, sulle porte d’ingresso il motto “TRAHIT SVA QVEMQ VOLVPTAS” (Ciascuno è mosso dal proprio piacere). Nel restauro, eseguito da un nuovo proprietario, nel 1867, i graffiti sono scomparsi ed è apparsa la sopraelevazione di un piano.
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