L’autore di questo palazzo, che prese il posto di uno precedente del 1495, è Carlo Maderno (1556-1629) che lo ricostruì tra il 1617 e il 1618, per conto di monsignor Diomede Varese (1582-1652), avvocato concistoriale, già rettore dell’Università della Sapienza, per l’anno 1623. La famiglia Degli Atti, oriunda di Todi, presente a Roma dai primi del XV secolo, ereditò il palazzo e il cognome Varese, per scongiurarne l’estinzione. Nel 1788, monsignor Giuseppe Degli Atti-Varese lasciò il palazzo alla Congregazione di Propaganda Fide, che lo vendette, nel 1881, a Vincenzo Bellucci. Nel XX secolo, il palazzo passò ai Mencacci e, in seguito, ai Mancini che lo detengono tutt’ora.
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