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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via de’ Giubbonari (R. VII - Regola, R. VI - Parione e R. VIII - Sant´Eustachio) (da piazza Benedetto Cairoli a piazza Campo dei Fiori)

La via prende il nome dai venditori di giubbe, calzoni cappelli ecc. che vi risiedevano, era chiamata nel ‘400 “via de’ Pelamantelli” unico ricordo, superstite dell’epoca, un affresco che va cancellandosi al 2° piano della casa al n°47.

Nel XV secolo si chiamava dei “Pelamantelli” e nel secolo scorso dei “Giupponari”, perché, dice il Rufini (1847) “Riunendosi nel vicino Campo di Fiori, una quantità di contadini, che dalle diverse parti dello Stato e più ancora dall'estero [3], si recavano a Roma per procacciarsi il pane con l'opera loro nei lavori dell'agro romano, ha fatto sì che in questa strada si stabilissero molte botteghe di giubbe, di calzoni, cappelli ed altri oggetti di vestiario, il tutto alla maniera e all'uso de’ medesimi contadini. Dalla qualità delle merci che si vedono in queste botteghe e dai loro fabbricatori ne è derivata la denominazione di via dei Giubbonari e corrottamente dei Giupponari”.

All’imbocco della strada v’era una delle facciate del palazzo Orsini [1] con loggia merlata, portone di accesso e fondachi [2] ai lati di questo.

Largo dei librai” ha preso a sua volta tale denominazione al ricordo dei librai che ebbero in Parione il loro quartiere preferito fin dal XV secolo [4], quando vi si stabilirono  i  due  librai  tedeschi  Giovanni  Besichen (XVI sec.)  e Marcello Silber (1501-1527), detto Frank, che furono i secondi, dopo i Massimi, ad impiantare a Roma una tipografia (vedi piazza dei Massimi - Parione).

Nei primi del ‘600 i librai, cresciuti di molte unità, formarono la loro corporazione[5] e la confraternita, la quale ebbe come sede la chiesetta di Santa Barbara, tuttora esistente nel suddetto largo, che divenne più ampio, per un incendio che distrusse, il 20 dicembre 1634, alcune casette che vi si trovavano. Dice la cronaca contemporanea: “... ma quelle case rimasero distrutte sino a terra a tale che vi si fece piazza”.

La chiesetta di Santa Barbara, già detta “Anglorum in Satro, o ai Giubbonari”, fu dall’arciconfraternita dedicata ai loro santi protettori e chiamata di Santa Barbara, S. Tommaso d'Aquilino e San Giovanni di Dio, ma il nome che effettivamente fu usato è quello che le si dà attualmente: “Santa Barbara dei Librai”.
Santa, che, come Santa Lucia, si confonde tra la leggenda e la tradizione.
Infatti Piacenza, Rieti e Burano appoggiano ciascuna con documenti e tradizioni, l’autenticità del corpo di Santa Barbara da loro custodito.

Fu Raffaello Sanzio a dare un volto alla Santa, quando dipinse la “Madonna di San Sisto” che si trova adesso a Dresda.

Questa “Santa Barbara dei Librai” se non ha l’antichità dell’“Ecclesia sancti Abbaciri et Iohannis et Sancte Barbare ad Elephantum[6], è però molto antica.
Una lapide, ancora in loco, parla del patronato sulla chiesa di Giovanni de Crescenzo de Roizo (Lorenzo), prefetto di Roma ai primi dell’XI secolo, e di sua moglie Rogata, senatrice dei Romani, ambedue dicono: “pio redemptione animae nostrae renuntiant et emittunt (fare uscire)” sia la chiesa che le sue pertinenze, dal dominio di qualsivoglia persona.

Da Leone X (Giovanni de´ Medici - 1513-1521) a Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590) rimase titolo cardinalizio e parrocchia, finché, soppressa nel 1594, fu concessa da Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini - 1592-1605) al Collegio dei Librai nel 1601.

Sulla piazzetta una lapide (anche questa scomparsa) ricordava come la proprietà dell’area spettasse alla Confraternita dei Librai, come da istrumento 22 febbraio 1638.

È scomparso un angelo, affrescato sopra un muro della chiesa, da Guido Reni (1575-1642).

In una pergamena, custodita nell’archivio Orsini, si parla della vendita di una torre effettuata dai Barberini o Castellini, antichi Regolanti, agli Orsini Giacomo, Matteo e Napoleone, il 21 novembre dell’anno 1200. Questa torre doveva trovarsi in via dei Giubbonari, all’altezza del Largo dei Librai.

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[1] )            “Apacata”, rocca orsina “posita in Campo de Flore cui ab uno latere est Thever, ab alio ecclesia Sancte Marie Cripte pente, ab alio est plathea Campi Flore....” (documento del 25 maggio 1291).

[2] )            Botteghe.

[3] )            Città Ducale, Sora, Fondi erano già all’estero.

[4] )            Nel 1600 costituirono in Santa Barbara la loro confraternita.

[5] )            Anche i “Pelamantelli” avevano la loro corporazione che poteva, secondo un Breve di Innocenzo XIII (Michelangelo Conti - 1721-1724), “duplicandi subsidium dotale favore filiarum artis oratricis opificum monacari volentium”.

[6] )            Corruzione di Abbas Cirus, la chiesa si trovava nell’XI regione nella contrada detta “ad Elephantem erbarium (foro olitorio) non longe a flumine Tiberi”. Chiesa già esistente sotto Gregorio Magno (590-604) (vedi Piazza e Salita del Grillo - Monti)

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via dei Giubbonari
- Largo dei Librari
- Chiesa di Santa Barbara dei Librari - Interno
- Chiesa di Santa Barbara dei Librai - Lapidi

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