Via de’ Serpenti - (R. I – Monti) (da via Nazionale a via Cavour)
"Del tutto ignota è l'origine del nome della suddetta via, e per quante indagini siansi fatte per rintracciarla dobbiamo arrenderci alle due seguenti probabilità; cioè o che abbia in questo luogo abitato la famiglia Serpenti, che fu una delle antiche di Roma, ovvero che un tempo nelle vigne e negli orti, che sono nel presente luogo, vi fossero delle serpi, locché (ciò che) sembra molto probabile. E notisi che nella parete della casa n.102, v’è un'immagine della beata Vergine, avente sotto i piedi alcuni di questi rettili, forse la memoria di una qualche grazia ricevuta contro il veleno di tali bestie. Qui viene a proposito trascrivere ciò che il Novaes “Storia dei Pontefici” riferisce regnando Leone IV (847-855). Eravi in Roma un serpente col veleno del quale erano perite molte persone in Roma, ma con le sue orazioni, fatte alla beata Vergine sparì e più non viddesi" "Poiché di famiglia Serpenti antica non c'è traccia, si può pensare all'immagine dell'Immacolata che schiaccia il serpente il quale, data l'altezza dell'affresco, sembra abbia due code. Ma tale effetto ottico è dovuto ad uno dei corni del quarto di luna, che sotto i piedi della Concezione, sovrasta il rettile. Forse, secondo il Romano, il nome della strada si riferisce ad un fatto storico, che entusiasmò talmente i romani da far riprodurre, da alcuni, sulle loro case, a fresco, la scena del Lacoonte". (Rufini - 1847).
Fu il 15 gennaio del 1506 che "inter ruinas palatii Titi” [1] in una vigna di Felice de’ Fredi [2] si ritrovò la statua del Lacoonte.
Racconta Francesco da San Gallo di Giuliano: "Io era di pochi anni, la prima volta che fui a Roma, che fu detto al Papa (Giulio II) che in una vigna presso Santa Maria Maggiore s'era trovato certe statue molto belle. Il Papa comandò ad un palafreniere: - Va e dì a Giuliano da San Gallo [3] che subito la vada a vedere -, e così subito s'andò e perché (poiché) Michelangelo Buonarroti (1475-1564) si trovava continuamente in casa, che mio padre l'aveva fatto venire, e gli aveva allogata la sepoltura del Papa, volle che ancor lui andasse: ed io così in groppa a mio padre e andammo. Scesi dove erano le statue; subito mio padre disse: questo è Lacoonte, di cui fa menzione Plinio (63-113). [4]. Si fece crescere la buca per poterlo tirar fuori, e visto, ci trovammo a desinare". Giulio II, appena ricevuta la conferma, montò a cavallo e si recò sul posto, dove da Michelangelo gli fu illustrata la scoperta. Il papa acquistò il 25 marzo la statua [5] dal de’ Fredi cedendo a lui e al figlio Ferdinando, vita natural durante, i proventi della gabella di porta Asinara, che introitava circa 600 ducati d'oro, all'anno.
È questo l'avvenimento che esaltò l'Urbe, tanto che per il trasporto "vollero fare i romani pubblica allegrezza e festa, e della quale durasse la memoria molti anni. Perché avendolo inghirlandato di fiori e condottolo fin sotto il Campidoglio, fu fatto salire sopra il monte, dove si trovarono a riceverlo gran numero di gentiluomini con bellissime mostre di livree e di cavalli et infinito popolo. Castel Sant'Angelo sparò le sue bombarde e le campane di tutte le chiese suonarono. Per tutta la via, dove passò, tante furono le genti che traevano a vedere, che con fatica si poteva spingere innanzi il carro sopra cui giaceva la statua".
È da tale entusiasmo che scaturirono versi a non finire e perfino Michelangelo, nel dipingere sul soffitto della Sistina la punizione di Aman [6], si ispirò al gruppo di Agesandro e dei suoi figli Atenodoro e Polidoro, scultori di Rodi (50 a.C.), della metà circa del I secolo a.C.
Nessuna meraviglia che vari proprietari facessero dipingere, sulle facciate delle loro case, il soggetto, e dice, sempre il Romano, che la casa, che con questa pittura, avrebbe dato il nome alla strada sarebbe quella di un tal "mastro Carlo Premoli”.
Al n.2 della via (nell'antica numerazione, dal 1 al 18 era via di S. Vitale) morì il San Giuseppe Labre il 16 aprile 1783, ed adesso v’è una cappella di proprietà del Vicariato di Roma.
La farmacia Savignoni, al n.125, sostituì nell'800 quella del Galassi che vi si trovava già a metà del ‘700.
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[1] ) Le terme dell’Oppio.
[2] ) Il suo sepolcro è all'Ara Coeli.
[3] ) Giamberti Giuliano 1445-1516.
[4] ) Plinio (23 a.Ch-79 d.Ch.), come dice nella Nat. Hist. XXXIII, 54, la statua del Lacoonte, deve averla vista nella "Domus Aurea” trasformata poi in Terme dai Flavi.
[5] ) Oggi ai Musei Vaticani.
[6] ) “Haman adunque fu appiccato al legno che egli aveva apprestato per Mardocheo. E l'ira del re si acquietò”. (Ester 7/10)
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