Via di S. Prassede (R. I – Monti) (da Piazza di Santa Maria Maggiore a via di San Martino ai Monti)
La via prende il nome dalla chiesa eretta sulla cima del clivo “suburano”, che passa in mezzo all’Esquilie. Della sua prima fondazione non si hanno notizie certe. Negli ultimi lavori della basilica, non è stata trovata traccia di un edificio anteriore a quello del IX secolo. Un documento del V-VI sec., le “gesta Pudentianae et Praxedis” narra di un Presbyter Pastor che avrebbe pregato Papa Pio I (140-155) di trasformare in chiesa le “thermas Novati quae iam tunc in usu non erant”. Il pontefice acconsentì e dedicò la “ecclesiam sub nomine sanctae Praxedis in vico qui appellatur Lateranus ubi constituit et titulum romanum..in quo loco consecravit baptisterium”. In questo titolo sarebbe stato ucciso il prete Simmetrio [1]. Anche Prassede muore nel titolo e viene tumulata nel cimetero di Priscilla.
E poiché non c'è un testo, che accerti positivamente, che le terme di Novato siano quelle comunemente indicate nel luogo dove fu posto il “titulus Praxedis”, si può pensare che Pasquale I (817-824), stato prete di questo titolo, assunto al papato, rinnovasse la chiesa [2], anzi che la mutasse di luogo.
La basilica attuale è opera dunque di Pasquale I (817-824) che fece ornare la tribuna dell'arco maggiore con mosaici e costruì due oratori, uno a destra e l'altro a sinistra della chiesa, dedicandoli a Zenone ed il secondo a S. Giovanni Battista. [3]
Quello di Zenone è il monumento più insigne del secolo IX superstite in Roma. È tutto adorno di musaici, nella volta, nei sottarchi, nelle pareti in alto; le pareti inferiori sono coperte di lastre marmoree; il pavimento è di “opus tessellatum”. La porta esteriore dell'oratorio sta sulla nave minore della chiesa ed è decorata di epistilio marmoreo di stile del secolo III, retto da due colonnine, sul quale è posato un gran vaso antico di marmo, la fronte sulla porta è coperta di musaici. Sull’epistilio si legge:
“+ Paschalis Praesulis Opus Decore Fulgit in Aula Quod Pia Obtulit Vota Studuit Reddere Domino”.
Sotto l'altar maggiore è una cappellina ove si custodisce il corpo di Santa Prassede e parecchie reliquie; mentre in quella di S. Zenone [4], altre volte chiamata “orto del paradiso” (ed altrimenti “Santa Maria libera nos a poenis inferni” [5]), dalla parte di diritta, si custodisce [6], con molta venerazione un'antica colonna [7]. Questa colonna di diaspro sanguigno, fu portata a Roma nel 1223 sotto Onorio III (Cencio Savelli - 1216-1227), dal cardinale Giovanni Colonna che la prese in Gerusalemme, per una tradizione che riteneva vi fosse stato legato il Salvatore quando venne flagellato. (L'anello di ferro che la sovrastava fu donato a Luigi IX - 1226-1270)
Nel fondo della nave sinistra v'è una lunga tavola marmorea (murata alla parete) sulla quale secondo una leggenda, Santa Prassede soleva dormire per mortificare il suo corpo. (Dinanzi, una statuetta della santa con la spugna da lei usata, per raccogliere il sangue dei martiri.).
I gradini di rosso antico, per cui si sale all’altare maggiore, sono unici per la grandezza dei massi e Napoleone I avrebbe voluto asportarli per il suo trono.
Sopra un pilastro, una lapide datata 20 luglio 818, ricorda che Pasquale I ripose in questa Chiesa 2300 martiri “propris manibus”, trasportandoli dai cimiteri extra urbani.
L'ingresso della facciata, in via San Martino ai Monti, ha un bel protiro con due antiche colonne.
Gelasio II (Giovanni dei Caetani - 1118-1119), eletto pontefice il 25 gennaio 1118 nella chiesa di San Sebastiano alla Polveriera [8], appena consacrato fu assalito nella chiesa di Santa Prassede e fatto prigioniero dal ghibellino Cencio Frangipani. [9] Fu liberato da Pier Leone (Pierleoni), ma, dopo essersi rifugiato a Gaeta e dopo un breve ritorno a Roma, dovette esulare in Francia dove morì il 29 gennaio del 1119.
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[1] Scrisse Adone (Sant’Adone di Vienna, Vescovo, nacque a Sens intorno all'anno 800 e morì a Vienna nell'875), nel Martirogio di Santa Prassede, che la Santa, fra gli altri, vi seppellì di sua mano, in questo Titolo, San Simmetrio Prete e martire, come altri 22.
[2] ) Sotto il mosaico di Pasquale I: “Scintilla la pia aula decorata da fulgenti metalli: gli onori resi a Prassede sono grati al Signore nel cielo. Il sommo pontefice Pasquale riunì, sotto queste mura, gli sparsi corpi di innumerevoli santi per potere, appoggiato su di essi, raggiungere la soglia celeste”.
[3] ) Dietro l'abside edificò un monastero, con oratorio dedicato a Santa Agnese.
[4] ) Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti - 1846-1878) tolse il divieto che ne impediva l'ingresso alle donne sotto pena di scomunica.
[5] ) Prese questo appellativo da un musaico della Vergine fra Pudenziana e Prassede, posto sopra un altare di fronte alla porta, in una piccola nicchia. Presso il capo di Maria si leggono le lettere MR EM (Mater Emanuel), opera del secolo XII o XIII.
[6] ) Nel tesoro della basilica è custodita pure un'immagine del Salvatore dipinta sul legno, che una costante tradizione dice donata da S. Pietro al senatore Pudente.
[7] ) In questa cappella di San Zenone "sta un pezzo della colonna alla quale fu nostro Signore flagellato. Al tempo di San Girolamo, che morì l'anno 420, ella con altre colonne fu posta, com'egli scrive, a reggere il portico della chiesa fatta sul monte Sion… Solo di questo pezzo che ha forma della base, o capitello della stessa colonna, habbiamo che la portò il Cardinale Giovanni Colonna" (Iovius. In Pompeum Column.)".
[8] ) In questa chiesa, l’imperatore Eliogabalo (218-222) pensò di trasferirvi il “Palladium” costituito da una statua di Pallade Atena, oggetto sacro per i Romani, e, per questo nel medioevo, la chiesa prese anche il nome di S. Andrea in Pallora.
[9] ) Presso Santa Prassede sorgeva un palazzo pontificio, onde vi sono documenti pontifici datati : “apud sanctam Prassedem”.
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