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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Viale_del_Colle_Oppio-Chiesa_di_S_Martino_ai_Monti (2)

Scritte sui marcapiani:

F.FRANCISCVS

SCANNAPIECO

ROMANVS MAG

GENERALIS

CARMELITARV

A.D.MDCLXXVI

Segue testo:

Per parlare della chiesa di San Martino ai Monti, quindi, dobbiamo pensare all’inizio della sua storia nel IV secolo, quando papa Silvestro I (314-335) fa adattare i locali di un edificio preesistente (che fosse stato il Titulus Equitii o un edificio di carattere commerciale, come potrebbe sembrare dagli studi fatti nel sottosuolo della chiesa) e vi stabilisce un Titulus dedicato a tutti i Martiri.
In questo titolo si svolge un incontro preparatorio del concilio di Nicea, nel 324.
Nel 509, papa Simmaco (498-514) costruisce, sopra il titulus Silvestri, una chiesa e la dedica a San Martino di Tours (316-397) e a papa Simmaco I.
Adriano I (772-795), restaura la chiesa di Simmaco, caduta in rovina.
Papa Sergio II (844-847) ne costruisce una nuova, completata da Leone IV (847-855), che sarà l’essenziale di quella attuale, a tre navate, con un piccolo atrio, riutilizzando colonne e capitelli di quella di Simmaco, dotandola di ciborio e amboni, decorando l’abside con un mosaico e creando una cripta con reliquie di martiri provenienti dalle catacombe di Priscilla. La dotò pure di un monastero.
Nella prima metà del XIII secolo il cardinale Giacomo Guala de Beccaria (1150-1227) restaurò il monastero e lo diede in gestione al clero secolare che sostituì l’Ordine dei Benedettini che lo avevano gestito fin dall’inizio.
Nel 1299, Bonifacio VIII (Benedetto Caetani – 1294-1303) vi introdusse i Carmelitani.
Tra il 1555 e il 1559, il cardinale Diomede Carafa (1492-1560) fece rifare il pavimento della chiesa, togliere gli amboni e costruire un primo campanile a vela.
Nel 1560, il cardinale Carlo Borromeo (1538-1584), fece eseguire un soffitto ligneo a cassettoni (che fu rifatto nel 1650), da padre Giovanni Antonio Filippini, generale dei carmelitani (restaurato nel 1741 e nel 1870).
Nel 1575, il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597) rifece le porte d’ingresso della basilica.
Tra il 1635 e il 1664, il padre generale dei Carmelitani, padre Giovanni Antonio Filippini, chiamò un gran numero di artisti [Gaspard Dughet (1615-1675), Paolo Naldini (1616-1691), ed altri..] che, sotto la guida di Filippo Gagliardi (1606-1659), eseguirono i lavori di restauro e ristrutturazione che portarono la chiesa e il monastero ad essere quelli che si vedono oggi.
Il Gagliardi trasformò completamente il decoro della chiesa, costituendovi una unitaria decorazione barocca, abbassò il pavimento della chiesa, e quindi della cripta, di 80 cm. Per questo alle colonne vennero sottoposte delle basi in marmo.
Creò una scalinata centrale, per scendere nella cripta, eliminando le scale laterali, chiuse le finestre medievali e ne aprì tre grandi, per parte, sulla navata centrale.
Tra il 1664 e il 1676, venne completata la facciata della chiesa con gli stucchi di Stefano Castelli.
Nel 1714 venne realizzato un nuovo campanile a vela, che oggi ha tre campane rispettivamente del 1714. del 1823 e del 1908.
Nel 1780, il cardinale Francesco Saverio Zelada (1717-1801) fece dorare quattro capitelli della navata centrale e diverse cornici.
Nel 1787, fu rifatto il pavimento della chiesa in marmo
Nel 1793-1795, si rifece l’altare maggiore ad opera di Francesco Belli, architetto romano della famiglia di argentieri in auge nel XVIII secolo,  e si decorò l’abside ad opera di Antonio Cavallucci (1752-1795).
Nel 1873, il complesso fu espropriato dal Regno Sabaudo, oggi è proprietà del Ministero dell’Interno (Fondo per il Culto).
Dal 2010 è titolo cardinalizio.

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