Nel 125 a.Ch., grazie ai censori Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino Ravilla, si aggiunse sull´acquedotto della Marcia, la Tepula, proveniente dai colli Albani (tra Grottaferrata e Marino), a 18 km di distanza. In fine, un altro acquedotto venne sovrapposto, quello della Giulia, nel 33 a.Ch., per opera del generale Marcus Vispanius Agrippa (63 a.Ch.-12 a.Ch.), acquedotto lungo 23 km. proveniente dai colli sovrastanti Grottaferrata. Poco dopo il 33 a.Ch., l´imperatore Augusto (27 a.Ch.-14 d.Ch.) restaurò l´insieme degli acquedotti romani, come è menzionato nella fascia più alta della Porta Tiburtina interna. Nel 5 a.Ch. lo stesso imperatore fece, dell´arco sopra la via Tiburtina, un arco trionfale. Nel 79 d.Ch. l´imperatore Tito (79-81) restaurò il triplice acquedotto (scritta nella fascia intermedia della Porta Tiburtina interna) e nel 212-213 d.Ch., anche l´imperatore Marco Severo Antonino Aurelio Pio Augusto (Caracalla – 211-217) li restaurò, riservandosi una diramazione per servire le sue nuove terme, come riportato nella scritta più bassa della Porta Tiburtina interna. Altri restauri furono eseguiti dagli imperatori Adriano (117-138) e Settimio Severo (193-211). Nel 275 l´imperatore Aureliano (270-275) ingloba nella cinta muraria parte dell´acquedotto (le mura si appoggiano all´acquedotto) e l´arco trionfale di Augusto, aggiungendovi due torri semicircolari ai lati ed una porta interna, per formare un cortile di guardia, a difesa di quella che diviene così la Porta Tiburtina. Avendo inglobato un acquedotto, da porta Tiburtina a Porta Maggiore, Aureliano non poté realizzare, per questo tratto, un camminamento . Nel 402, l´imperatore Onorio (395-423) fece rivestire la porta esterna di travertino, le sovrappose dei merli e creò un ambiente di manovra, per una saracinesca che chiudesse la porta, in un locale, parallelo ai tre acquedotti, dietro la fila di piccole finestre arcuate, ancora in loco. La scritta sulla facciata esterna della porta commemora l´intervento onoriano. Nella scritta è menzionato il “consiglio del generale Stilicone”, il nome del quale non compare più perché condannato a morte ed alla “damnatio memoriae” (la stessa scritta su Porta Maggiore ha mantenuto il nome di Stilicone, forse per dimenticanza). Nel 1586, il cardinale Alessandro Farnese (1468-1549), (poi Paolo III) sovrappose alla porta, ancora l´acquedotto Felice e fece modificare le due torri semicircolari, ai lati della porta, facendole divenire quadrate. Uno stemma del cardinale Pietro Carafa (1476-1559), (poi Paolo IV), fa pensare a restauri eseguiti dal porporato, così come per lo stemma di Sisto V (Felice Peretti – 1585-1590). Nel 1869, furono demolite le opere onoriane del 402 d.Ch., quali la porta interna avanzata e, quindi, il cortile di guardia.
|