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In scavi più recenti (1985-1986), sotto l´aula, è stata scoperta una cava di pozzolana, databile tra l´VIII e il I secolo a.Ch., che fu impiegata, al pari di tutta la zona circostante (ivi compresa piazza Vittorio) come necropoli di Roma, fin dal IX secolo a.Ch.. Vi furono infatti trovati numerosi sarcofagi e sepolture risalenti a vari periodi e a livelli sociali diversi. Poi, tra il 40 e il 30 a.Ch., la necropoli fu ricoperta ed il territorio occupato da grandi ville patrizie, come, la più famosa, quella di Mecenate. Sopra i reperti dell´insula romana, fu anche rilevata una traccia di fondazione di un´abside, probabilmente d´epoca medievale (XII sec.), e trovate tracce di restauri dell´VIII-IX secolo che potrebbe riguardare la chiesa costruita da papa Zaccaria (741-752), intorno al 745. Cinque anni dopo (750) Zaccaria dovette già restaurare il tetto, secondo il “Liber pontificalis”. Si conoscono, poi, gli interventi di Adriano I (772-795), Leone III (795-816) e Gregorio IV (827-844). Onorio III (Cencio Savelli – 1216-1227) iniziò, probabilmente, la ricostruizione della chiesa, che fu terminata e riconsacrata, nel 1238, da Gregorio IX (Ugolino dei Conti di Segni – 1227-1241), dedicandola ai SS Eusebio e Vincenzo (Vedi Chiesa di Sant´Eusebio Lapidi). Si crede che la chiesa fosse a tre navate, che avesse una “schola cantorum” e che fosse affrescata con scene del vecchio e del nuovo Testamento. L´unica testimonianza della chiesa del XIII secolo resta il campanile. I monaci Celestini (riformati Benedettini, estinti nel 1810) presero posseso della chiesa nel 1289 e costruirono un monastero, elevato ad Abbazia nel 1627, che permane tuttora a destra della chiesa. É pure noto che, regnando Sisto IV (Francesco Della Rovere - 1471-1484), nel monastero, che era annesso al tempio, vi fu stabilita una delle prime stamperie di Roma. Nel 1600, Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini – 1592-1605) fece rinnovare, da Onorio Martino Longhi (1568-1619), la zona presbiteriale, con un nuovo altare maggiore, cui si aggiunsero due altari laterali. Nel monastero fu esercitata la quarantena, nel XVII secolo, come si rileva da un’editto del prefetto della sanità in data 4 febbraio 1657, col quale in considerazione della cessazione della peste, si ordina ai confessori, medici, cerusici e barbieri "brutti" di concentrarsi a S. Eusebio, per subire la quarantena. (Biblioteca Casanatese tomo 8, pag.254). Nel 1711, sotto Cemente XI (Giovanni Francesco Albani – 1700-1721), il cardinale Enrico Enriquez (1701-1756) restaurò la chiesa e fece disegnare una nuova facciata all’architetto Carlo Fontana (1634-1714), quale vediamo oggi. Il restauro del 1711, si limitò alla costruzione della nuova facciata, mentre nel 1753, sotto Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini – 1740-1758) Nicolò Picconi (?-?) rivide completamente l´interno, portandolo all´aspetto attuale, salvo il coro e l'altare maggiore che rimasero quelli del Longhi, del 1600. Nel 1820, l´Ordine dei Gesuiti subentrò ai Celestini, nella cura della chiesa. Con la sistemazione di Piazza Vittorio, nel 1873, la chiesa dovette essere raccordata al nuovo piano stradale con l´attuale gradinata a doppia rampa. In quella occasione, lo Stato Italiano espropriò il monastero ed i Gesuiti furono sostituiti dal clero secolare per l´officiatura della chiesa.
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