I busti, compreso quello di Raffaello, finirono in Campidoglio a formare una futura protomoteca capitolina. Nello smantellamento generale dei ricordi degli artisti dal Pantheon anche la lapide che era sulla tomba di Raffaello, ora tornata sotto il busto dell’artista, era stata tolta in pezzi e detenuta da Melchiade Fossati (1798-1849) un archeologo che contemporaneamente teneva una bottega di marmi antichi. Nel 1851, la lastra, in pezzi, fu acquistata dal ministro Camillo Iacobini (1791-1854) che la confidò ai Virtuosi del Pantheon che la ricomposero incorniciandola con una fascia di marmo nero. In occasione del quarto centenario della nascita di Raffaello (1883) si provvide a ricollocare la lapide sotto il busto dell’Urbinate ed anche il busto fu rimesso al suo posto eseguendone la fusione da un modello in ceramica di Paolo Naldini (1616-1691) ritrovato nei depositi dei Virtuosi del Pantheon. Nel 1911, Antonio Muñoz (1884-1960), sovraintendente, fece sostituire la cornice nera della lapide con quella attuale e fece aprire la parete che conteneva la tomba di Raffaello perché questa fosse visibile. In fine, nel 1933, fu tolto l’altare che era sospeso con mensole davanti alla tomba dell’artista e si portò la situazione così come la vediamo oggi. (fonte: A. L. Genovese, Monumenta: Memoriali di Artisti nelle Chiese di Roma, Roma 2024)
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