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Nell’VIII secolo, le comunità di pellegrini, che giungevano a Roma in pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro, si raggrupparono intorno alla basilica per costituire luoghi di assistenza e conforto, chiamati “Schole”, ciascuna per i “romei” della propria nazione. L’insieme dei sodali di queste Schole chiamavano “burg” il quartiere che li ospitava intorno a San Pietro, da cui è derivato il nome del Rione, Borgo. Il nome della chiesa di “Santo Spirito in Sassia” ricorda che, nel luogo, era sorta una “Schola Saxorum” che fu fondata, nel 727, dal re del Wessex (G.B), Ine (688-726) che, dopo aver abdicato, effettuò il suo pellegrinaggio a Roma. Qui, il re creò una Schola per i Sassoni del Wessex, con annesso un cimitero ed una chiesa che prese il nome di “Sanctae Mariae Saxorum”. L’ospizio e la chiesa ebbero una storia travagliata subendo due incendi, nell’817 e nel 852, oltre che il Sacco di Roma dell’846, da parte di una banda di pirati Saraceni, Nordafricani e Sardi. Leone IV (847-855), volendo proteggere la basilica di San Pietro, che aveva subito la stessa sorte, iniziò la costruzione di mura di difesa del Colle Vaticano e di Borgo. In quell’occasione, anche la chiesa e l’ospizio dei Sassoni furono ricostruiti. Nel 1066, per la conquista dei Normanni dell’Inghilterra, scomparve il regno di Wessex e la chiesa, come l’ospizio, iniziò un inesorabile declino fino al 1167. In quell’anno, mentre il papa, Alessandro III (Rolando Bandinelli – 1159-1181), era fuggito a Benevento, Federico Barbarossa (1152-1190) mise a sacco Roma e pose il suo acquartieramento, nella Schola Saxorum, determinandone la fine. La tradizione tramanda che Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni – 1198-1216), impressionato da un sogno che aveva avuto, nel quale una gran quantità di bambini erano gettati nel Tevere, decise di edificare un ospedale, là dove era esistita la Schola Saxorum. Il vasto territorio, appartenuto alla Schola Saxorum, era occupato, in quel momento da “l’hospitale Anglorum” e dalla chiesa di “Santa Maria in Saxia”, con annesso cimitero. Nel 1201, Innocenzo III, ottenuta la cessione (1198) di quel territorio dal re Giovanni d'Inghilterra (1199-2016), incaricò Guy de Montpellier (1160-1208), fondatore all'Ordine Ospedaliero di Santo Spirito in Francia, di seguire la concezione, l’edificazione e la gestione di un nuovo complesso ospedaliero, affiancato da una nuova chiesa che pose sotto la responsabilità del Capitolo Vaticano e che fu dedicata, appunto, al Santo Spirito. L’introduzione di Innocenzo III dell’Ordine Ospedaliero di Santo Spirito a Roma rappresentava, per la prima volta, l’esercizio di un’opera di carità religiosa, concepita come impegno istituzionale. Era l’impegno del Papa e dei suoi cardinali (l’istituzione) verso il benessere dei suoi cittadini. Parallelamente nacque la Confraternita laica del Santo Spirito che aveva sede nella chiesa omonima e che aveva l’obbligo di assistenza spirituale e materiale dei malati dell’ospedale. La sussistenza dell’ospedale e della chiesa, che ne faceva parte, era assicurata dalle donazioni, dalle rendite dei beni immobili e dai cospicui lasciti testamentari. Nel 1208 papa Innocenzo III instaurò una solenne processione che, la domenica dopo l'ottava dell'Epifania, portasse il Velo della Veronica dalla basilica di San Pietro alla chiesa di Santo Spirito. Questa tradizione è stata rinnovata nel 2016 e perdura tuttora. Durante la cattività avignonese (1309-1377), l’assenza dei papi da Roma portò la nobiltà locale a contendersi il controllo della città e anche il complesso di Santo Spirito in Sassia fu teatro di queste contese. Nel 1471, un incendio distrusse quanto restava di ancora agibile. Nel 1475, Sisto IV (Francesco Della Rovere – 1471-1484) incaricò Baccio Pontelli (1450-1494) di ricostruire la chiesa, con il suo campanile, e l’ospedale, con i suoi due portici, uno destinato ai degenti ed uno alle degenti, a cui se ne aggiunse un terzo (1572), in corrispondenza del palazzo del “Commendatore”, come veniva chiamato il massimo dirigente dell’ospedale, di nomina papale. Nel 1478, le due corsie sistine, separate da una cappella ottagonale (il tiburio), furono interamente affrescate con scene che narrano la storia dell’ospedale, in buona parte pervenute ai nostri giorni. All’interno dell’ospedale fu concepita una cappella, dedicata a Santa Tecla, ad uso delle suore ospedaliere, la cui dedica riprese il nome di una molto più antica cappella monasteriale che era esistita nell’XI secolo intorno alla basilica petrina. Con il sacco di Roma del 1527, la chiesa fu devastata e fu Paolo III (Alessandro Farnese – 1534-1549) che, nel 1536, la fece ricostruire, a navata unica con cinque cappelle per lato, ad opera di Baldassare Peruzzi (1481-1536) e, dopo la sua morte, da Antonio da Sangallo il giovane (1484-1546), dal 1538 al 1545. L’ospedale si occupava sia dell’assistenza agli infermi, sia della cura delle malattie infettive, in particolare della malaria. Parallelamente era responsabile della ricezione degli esposti (o “Proietti”), cioè di quei neonati che, rifiutati dalle madri, venivano deposti nella “Ruota degli Innocenti”, ancora presente all’ingresso dell’ospedale. Tra il 1566 e il 1572, sotto Pio V (Antinio Michele Ghislieri – 1566-1572), fu edificato il palazzo del “Commendatore”, ad opera di Giovanni Lippi (+1568), detto Nanni di Baccio Bigio e, poi, di Ottaviano Nonni (1536-1606), detto il Mascherino. Sisto V (Felice Peretti – 1585-1590), fece realizzare la facciata, probabilmente, da Guidetto Guidetti (+c.1564), su disegni di Ottaviano Nonni, autore della scalinata d’accesso. L’allestimento interno della chiesa fu ultimato nel 1595. Alessandro VII (Fabio Chigi – 1655-1667), ampliò l’ospedale, con la costruzione della “Sala Alessandrina”, in posizione perpendicolare alle corsie di Sisto IV. Nel 1742, Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini – 1740-1758) fece allungare la corsia sistina verso il Tevere a beneficio dell’Ospedale di Santo Spirito che aveva assunto una particolare importanza sul piano della ricerca medica ed era, di fatto, l’ospedale di riferimento di tutti gli altri ospedali romani. L’ala benedettina fu demolita, nel 1898-99, per la costruzione degli argini del Tevere. Nel XVIII secolo, le attività sociali dell’ospedale vennero trasferite a San Michele a Ripa Grande (vedi Via di San Michele - Trastevere), tranne l’accoglienza dei “Proietti”. Questi venivano fatti crescere presso famiglie contadine dell’agro romano. Nel 1870, lo Stato Italiano espropriò l’ospedale, ma ne mantenne le funzioni e la chiesa rimase parrocchia e continuò ad occuparsi della sola assistenza spirituale nelle corsie. Dopo la creazione di via della Conciliazione (1940), la parrocchia passò (1984) dalla nostra chiesa a quella di Santa Maria in Traspontina (vedi Via della Traspontina - Borgo). Nell’anno 2000, con la costruzione del nuovo ospedale sul Lungotevere in Saxia, il vecchio ospedale fu trasformato in centro per conferenze.
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