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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via_di_S_Nicola_da_Tolentino-Chiesa_di_S_Nicola_da_Tolentino

Nel 1604, i monaci acquistato il terreno, iniziarono i lavori, in economia, nel 1620, diretti da Carlo Buzzi (1585-1658), che terminarono con l´apertura della chiesa nel 1624.
Poi si racconta che il priore del momento, Giuseppe Agostino (al secolo Giovanni Mandelli), nel 1649, assistette la moglie di Camillo Pamphili (1622-1666), donna Olimpia Aldobrandini, che era gravemente malata ed in stato interessante. Tanto fece che la principessa guarita, volle sciogliere il voto di donare una statua di San Nicola, del suo peso in oro. Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili 1644-1655), richiesto dal principe Camillo, permise che in cambio della statua d´oro si restaurasse e si abbellisse la chiesa.
E fu così che nel 1651 si dette inizio ai lavori, su progetto che sembra essere dello stesso Camillo Pamphili, sotto il nome di “Signor Cherubino”.
Si mise mano all´altare maggiore, su disegni di Alessandro Algardi (1598-1654), sotto la direzione di Giovanni Maria Baratta (1627-1680), e si costituirono tre cappelle per parte, chiudendo le navate laterali, che, protette da famiglie nobili, fruttavano nella concessione dei diritti funebri.
La costruzione della facciata presentò qualche problema di profondità delle fondazioni, onde evitare la presenza di grotte sotterranee, assai frequenti nella zona.
Alla morte di p. Giuseppe Agostino (+1664) e di Camillo Pamphili (+1666), subentrò il figlio Giovanni Battista Pamphili, ancora giovane, con il consiglio della madre, donna Olimpia.
Ancora, nel 1670, Francesco Buzio (?-?) completò la facciata e l´altare maggiore. La chiesa fu consacrata nel 1685.
Nel 1775, agli Agostiniani scalzi subentrarono le  Monache Battistine (Romite di San Giovanni Battista).
Le monache lo ebbero fino al 1883, tranne che per il periodo (1778-1799), in cui il convento fu requisito,  dai militari francesi che occupavano Roma.
In quell´anno (1883) si trasferirono e il complesso fu occupato dagli armeni, che vi installarono il loro seminario, con la benedizione di Leone XIII (Vincenzo Giovacchino Pecci – 1878-1903).
L´accoglienza degli Armeni a Roma risale a tempi antichi, infatti già nel 1230, essi avevano un´ospizio adiacente la piazza di San Pietro costantiniana. Nel 1563 Pio IV (Giovanni Angelo Medici – 1559-1565) allargò l´antica piazza provocando, tra l´altro, la demolizione dell´ospizio armeno. Il papa inviò gli Armeni a San Lorenzo dei Cavallucci, che si trovava all´estremità del Ponte Quattro Capi, ma nel 1566, con la chiusura del ghetto, di cui la chiesa andava a far parte e quindi sconsacrata, Pio V (Antonio Michele Ghislieri – 1566-1572), mandò gli Armeni a Santa Maria Egiziaca (attuale tempio di Portumno).
Intorno al 1830, Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni – 1829-1830) spostò, di nuovo, gli Armeni che furono collocati a San Biagio della Pagnotta (Vedi via dei Bresciani - Regola).
in fine, nel 1883, come già detto, Leone XIII (Vincenzo Giovacchino Pecci – 1878-1903), che aveva deciso di creare un collegio proprio alla Nazione armena, li collocò a San Nicola da Tolentino, dove, finalmente, essi risiedono ancora oggi.

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