Via da Serviti (R. II - Trevi) (da via del Traforo a via del Tritone)
"Questa strada assunse il nome dalli religiosi cosiddetti "Serviti" che sino agli ultimi tempi abitarono il convento annesso alla chiesa di San Nicola in Arcione. Intorno all'origine del nome dei religiosi succitati, racconta il Vasi (XVIII sec.), e, con esso, tutti gli storici, come: nell'anno 1223, sette cittadini Fiorentini si riunissero in un oratorio a fine di celebrare la festa della Santissima Annunziata, e che nel giorno 8 di settembre dello stesso anno, vestiti di meschina tunica, uscendo dall'oratorio a due a due, alcuni fanciulli miracolosamente gridassero - ecco i servi di Maria.
Probabilmente, come già detto altrove, questa chiesa trasse il titolo corrotto di Arcione dalla famiglia Arcioni romana . Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini - 1724-1730) la donò ai padri Serviti, ed attualmente resta in cura della compagnia del sacramento sotto l'invocazione del Crocifisso agonizzante" (Rufini - 1847).
S. Nicola in Arcione fu anche detta "degli Arcioni", "degli Arcionini", "in Archionibus" e "ad capita domorum". Questa denominazione di "S. Nicola a Capo le Case", come nella tassa di Pio IV (Giovanni Angelo Medici - 1559-1565), è dovuta al fatto che fino a Giulio II (Giuliano Della Rovere - 1503-1513), le case dell'Urbe terminavano, da questa parte, colla chiesa di San Nicola.
E che si chiamasse in Arcione, da grande tempo lo conferma una bolla del 7 maggio 1794 di Celestino III (Alonso de Borgia - 1791-1798), che parla di beni esistenti in popolo Sancti Stephani de Arcioni". Poiché nei documenti della campagna romana, "Arcioni" sono sempre gli archi degli Acquedotti, è da presupporre che la famiglia, che abitava in questa strada e che le avrebbe dato il suo cognome, lo abbia a sua volta preso dagli archi dell'acquedotto dell'acqua Vergine che vi preesisteva.
Come già detto, per la via in Arcione (Vedi - Trevi), il nome si farebbe derivare pure da un Foro "Archemonio" sul quale la chiesa sarebbe stata edificata, Foro dove i "mercatanti greci" si adunavano per vendere le loro mercanzie.
Sotto Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi - 1676-1689) [1] fu restaurata dal primo parroco, giacché i Serviti, cui era stata data da Pio II (Ennio Silvio Piccolomini - 1458-1464), la tennero fino al 1478, restaurandola sotto la direzione del marchese Girolamo Theodoli, architetto. Ai padri Serviti, come detto sopra dal Rufini, successe la Compagnia del Sacramento e, nell'ambito della parrocchia, la chiesa annoverava 4000 anime e un quartiere di soldati.
La chiesa in Arcione, "fu demolita tra il 1907 e il 1908 per l'apertura della grande strada avanti all'ingresso del Tunnel e con lei le case che formavano la contrada in Arcione e buona parte di via dei Serviti.
Il tempio di Santo Stefano degli Arcioni (altra chiesa scomparsa di difficile ubicazione), come detto nella succitata bolla, chiamata “Arsiorum” da Cencio Camerario (XII-XIII sec.), ebbe la stessa etimologia, e "unum sacerdotem”.
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[1] ) Nacque a Como e un tempo fu un mercante - Fu poi soldato, indi si fece prete - Con donna Olimpia giocando alle carte - La porpora tirò nella sua rete. (Pasquino). (donna Olimpia Maidalchini-Pamphili la cognata di Innocenzo X).
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