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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_di_S_Marcello-Chiesa_di_S_Marcello_al_Corso

Il ritrovamento dell’imposta di un’abside, con colonne interposte, sotto la facciata attuale della chiesa, conferma che la chiesa paleocristiana sia stata fondata, nel senso inverso dell’attuale chiesa, sopra un edificio che la tradizione, più che l’archeologia, suggerisce essere gli “stabula” presso i quali papa Marcello avrebbe subito la pena impostagli dall’imperatore Massenzio.
Inoltre è stata scoperta l’esistenza di un battistero, ad immersione, forse del VI secolo, di forma circolare all’esterno (diametro 3,80 m.) e ottagonale all’interno, costituito da un tempietto, distaccato dal corpo della chiesa paleocristiana, fondato allo stesso livello della via Lata vetus.
Il fondatore del Titulus, secondo il Liber Pontificalis e la Passio Marcelli, sarebbe proprio papa Marcello (308-309)
La prima traccia dell’esistenza del “Titulus Marcelli” è del 418. Esso è nominato in una lettera, del prefetto Aurelio Anicio Simmaco, nella quale questi riferisce all’imperatore Onorio (395-423) dell’elezione di Bonifacio I (418-422), avvenuta nella chiesa di San Marcello.
La chiesa fu restaurata da papa Adriano I (772-795).
Nel IX secolo le spoglie di San Marcello furono trasportate dalle catacombe di Santa Priscilla e furono poste sotto l’altare maggiore.
Nel XII secolo il pavimento fu rialzato di 80 cm. e, forse, la chiesa fu ricostruita.
Nel 1368, papa Urbano V (Guillaume de Grimoard - 1362-1370) diede la chiesa ai frati Serviti che fondarono qui un convento.
Nel 1519, un forte incendio devastò la chiesa di San Marcello, tanto che ne rimase in piedi una sola parete dove era situato un crocifisso che, per questo motivo, fu ritenuto miracoloso.
Il crocifisso fu collocato nell’oratorio ed ispirò la nascita di una Confraternita del SS Crocifisso, per l’assistenza ai pellegrini, ai poveri e agli infermi, approvata da Clemente VII (Giulio de' Medici – 1523-1534) nel 1526.
L’abito della Confraternita consisteva in un saio nero da cui pendeva un flagello e in un’immagine del Crocifisso posta sul lato sinistro del petto.
Nel 1550, Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte - 1550-1555) ne confermò lo statuto e le dette la facoltà di liberare un condannato a morte il 14 settembre (festa della Santa Croce) di ogni anno. Nel 1564, Pio IV (Giovanni Angelo Medici di Marignano - 1559-1565) elevò la Confraternita ad Arciconfraternita e Clemente XII (Lorenzo Corsini - 1730-1740) ne rinnovò lo statuto nel 1731.

La ricostruzione della chiesa (1519) da parte dei padri Serviti, sotto Leone X (Giovanni de´ Medici – 1513-1521), fu affidata a Jacopo Sansovino (1486-1570) il quale previde di orientare la chiesa in senso inverso a quella medievale, con il fronte su via del Corso.

Il sacco di Roma del 1527 interruppe i lavori, che ripresero con Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546), nel 1529. Ma l’esondazione del Tevere del 1530 interruppe di nuovo i lavori che ripresero, nel 1536, con Giovanni Mangone (fine XV sec-1543).
L’abside fu eseguita, da Giovanni Lippi, detto Nanni di Baccio Bigio (†1568), e, dopo la sua morte, dal figlio Annibale Lippi (?-?). La facciata, realizzata tra il 1682 e il 1686 è opera di Carlo Fontana (1638-1714).
I frati ricostruirono il convento nel 1660.
Nel 1701 furono collocate le statue sulla facciata e, nel 1703, fu realizzato l´unico campanile (erano stati concepiti due campanili ai lati della facciata) , per opera di Carlo Francesco Bizzaccheri (1656-1721).
La presenza di un fonte battesimale del VI secolo ci dice che la chiesa fu parrocchia, fin dall’inizio, ma cessò di esserlo nel 1909, mentre continua ad essere Titolo cardinalizio.
Tra il 1861 e il 1867, Virginio Vespignani (1808-1882) eseguì un importante restauro della chiesa, rifacendo l’altare maggiore, la decorazione dell’abside e il restauro del soffitto ligneo del 1592-1597.
Nel 1873, lo Stato Italiano confiscò il convento, ma lo restituì con i Patti Lateranensi (1929), dove oggi risiede la Casa Generalizia dei Servi di Maria.

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