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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_dell'Accademia_di_S_Luca-Palazzo_dell'Accademia+

Nel 1612, Alessandro Bernardini, generale della Congregazione della Madre di Dio in Santa Maria in Portico, acquista il palazzo dagli Orsini, per le necessità di spazio del nuovo noviziato, ristrutturando il complesso e riedificando la prossima chiesa, chiamata “Santa Maria Mater Dei”.
Nel 1625, Pietro Eschinardi, cameriere segreto del re di Francia presso la Santa Sede, acquista il complesso e comincia a ristrutturarlo, quando (1638), incappato in difficoltà economiche, lo vende ad Ambrogio (1602-1642) dei conti di Carpegna.
Con questo acquisto l’isola, compresa tra Piazza dell'Accademia di S. Luca, Via della Stamperia, Piazza Trevi, Via del Lavatore e Vicolo Scavolino, divenne di proprietà di Ambrogio Carpegna (1602-1643), ambasciatore di Urbano VIII (Maffeo Barberini – 1623-1644) e del cardinale Ulderico Carpegna (1595-1679), suo fratello.
Ambrogio Carpegna, affidò il progetto di un palazzo che coprisse tutto l’isolato a Francesco Borromini (1599-1667).
Alla morte di Ambrogio (+1642), il fratello, cardinale Ulderico Carpegna (1595-1679), si occupa dei lavori, incaricando il Borromini di procedere sulla base di un progetto meno ambizioso.
Dal 1643 al 1650, Borromini dà seguito ai lavori di ampliamento ed adattazione del palazzo Eschinardi sulla piazza dell’Accademia di San Luca, mentre la restante parte dell’isola, su piazza di Trevi, restò occupata da una serie di piccole case affittate, per lo più a piccoli artigiani (ancora nel 1855 erano segnalati come abitanti delle casette uno “stagnaro”, un “caldararo”, un “acquavitaro”, un “droghiere” etc.).
Nel 1657, con la morte di Federico Tommaso Carpegna junior (1598-1657), vescovo di Rimini, nipote del cardinale ed erede del patrimonio dei Carpegna, il cardinale Ulderico rinunciò alla costruzione del palazzo di famiglia.
Nel suo testamento il cardinale Ulderico, nel 1679, lasciò in fedecommesso (ereditare e conservare i beni intatti per i propri discendenti) i suoi beni alle nipoti: Vittoria Ludovica Carpegna (1655-1733) e Anna Maria Carpegna (1650-1734), figlie di Mario Carpegna (1594-1666), fratello del cardinale, e di Vittoria Dudley (1623-1698).
Le due sorelle andarono spose: Vittoria a Francesco Orsini de’ Cavalieri (1649-1707) ed Anna Maria a Giovanni Battista Naro (1649-1721).
Vittoria e Anna Maria avevano così aperto la discendenza verso le famiglie Naro e de’ Cavalieri e, nel corso del XVIII secolo, il ventaglio delle famiglie imparentate si allargò naturalmente a molte altre casate (Mattei, Falconieri, Patrizi, Collicola-Monthioni, Chigi, Orsini, ecc.)
Seguirono una serie di controversie legali per ragioni di legittimità ereditaria tra i componenti di una discendenza così numerosa.
Nel 1817, un chirografo di Pio VII (Barnaba Niccolò Chiaramonti - 1800-1823) redatto in seguito a numerose liti tra le varie famiglie, estromise i marchesi de’ Cavalieri dalla proprietà al posto della famiglia dei marchesi Collicola-Monthioni.
Nella seconda metà del XVIII secolo, la co-proprietà dell’isolato era rivenuta anche ai marchesi Patrizi, per il matrimonio di Francesco Naro (1743-1813) con Porzia Chigi Montoro Patrizi (1752-1835).
Le due casate riuscirono ad arrivare ad un accordo, nel 1852, secondo il quale la proprietà dell’isolato  venne  divisa  in due: il palazzo Carpegna e annessi (in piazza dell’Accademia di San Luca) venne assegnato ai marchesi Collicola, mentre la parte dell’isolato restante ai marchesi Patrizi.
Nel 1882, il palazzo fu venduto ai conti De Ligonne di Dupont, che lo trasferirono, subito dopo, alle Oblate del Cenacolo che ne fecero un convento.
Nel 1928, il palazzo fu acquistato dal Banco di Santo Spirito, che nel riadattare l’interno alle sue funzioni, lasciò solo l’esterno nella sua architettura originale.
Nel 1933, il palazzo fu acquistato dall’Accademia di S. Luca, che ancora lo detiene.

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