La casata dei Papazzurri, nel XV secolo, aggiunse l’agnome “Muti” perché un suo membro, forse Jannetto (Giovanni) Papazzurri di Bartolomeo, era muto. Non esiste quindi nessuna parentela dei Papazzurri con la famiglia romana dei Muti-Bussi. Dal 1612 al 1631, il cavalier Vincenzo Muti Papazzurri ottenne dai Maestri delle Strade il permesso di ampliare il suo palazzo e di realizzarne la facciata lungo l’attuale via di San Marcello. L’ampliamento e l’allineamento comportarono la demolizione della scala esterna visibile nella pianta di Roma di Giovanni Maggi del 1625. Giovanni Battista (1604-1653), figlio di Vincenzo (1580-c.1635), vissuto in un periodo economico e sociale particolarmente favorevole alla casata (papa Urbano VIII Barberini gli concesse il marchesato di Laurano), promosse il rinnovamento del palazzo (1660) in piazza dei SS Apostoli ad opera dell’architetto Mattia de Rossi (1637-1695). Questi provvide al collegamento di questo edificio con quello in piazza della Pilotta (appartenente alla stessa casata) tramite un archetto che sovrastava (ora non più) la via dell’Arco (che aveva preso il nome dall’archetto) che separava i due edifici della stessa casata (vedi Palazzo Muti Papazzurri – Piazza della Pilotta – Trevi). Il de Rossi realizzò la copertura del palazzo a terrazza con parapetto ornato da statue che, nel XIX secolo, fu rimpiazzato da un nuovo piano d’abitazione coperto a tetto. Nel 1719 la Camera Apostolica affittò i due palazzi Muti Papazzurri (a SS Apostoli e in piazza della Pilotta) che papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani – 1700-1721) aveva concesso al re cattolico d’Inghilterra, esule a Roma, Jacques François Stuart (1688-1766) e alla sua corte. Vi soggiornò, fino alla morte, anche suo figlio Enrico Benedetto Stuart, cardinale di York (1725-1807). Nel 1796, l’immagine di una “Madonnella”, che si trovava in una nicchia nel vicolo retrostante il palazzo, mosse “miracolosamente” gli occhi. Era stata dipinta, nel 1690, da Domenico Muratori (1661-1742) per la marchesa Muti Papazzurri che abitava il palazzo. La “Madonnella” che prese il nome di “Madonna dell'Archetto” diede il nome al palazzo che si chiamò “Palazzo Muti alla Madonna dell’Archetto”. La famiglia Muti Papazzurri si estinse alla morte di Ginevra Muti Papazzurri Sacchetti (1714-1779) [figlia di Giovanni Battista Muti Papazzurri (1677-1730) e di Caterina Corradini Muti Papazzurri e moglie di Giovanni Battista Sacchetti (1708-1759)] che lasciò, nel 1758, beni e titolo al marchese Giuseppe Casali (1744-1797). Alla sua morte, gli succedette il figlio Alessandro Casali, la cui figlia Elisabetta (nata nel 1747) sposò il marchese Niccolò Savorelli (1752-1818) di Forlì che assunse anche il nome di Muti Papazzurri, divenendo “Savorelli Muti Papazzurri". Nel 1850, il conte Alessandro Savorelli Muti Papazzurri (1791-1864), figlio di Niccolò, con la moglie Caterina Vespignani (nata nel 1795) incaricarono l’architetto Virginio Vespignani (1808-1882), padre di Caterina, di costruire la piccolissima chiesa neoclassica della Madonna dell'Archetto ancora esistente nel vicolo. Il nipote omonimo (1868-1948) di Alessandro Savorelli è stato l’ultimo della dinastia. Dal 1889 al 1894, Il palazzo divenne proprietà della famiglia Balestra (per questo il palazzo viene oggi anche chiamato “Palazzo Balestra”) per essere poi venduto al Banco di Roma. Il palazzo è oggi affittato ad uso uffici.
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