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L’insieme assunse ben presto il nome del Colle più importante: il “Collis Quirinalis”. La via che lo percorreva, l’Alta Semita, condivide il tracciato di via del Quirinale e della via XX Settembre, fino alla Porta Pia, due o tre metri sotto il calpestio attuale. Fin dall’era proto-urbana, popolazioni locali abitarono il Colle Quirinale (i Latiaris), di cui il palazzo e i suoi giardini occupano una parte. Proprio in questa parte, si pensa che il culto di Quirino (Dio delle Curie, da cui prendeva il nome la vicina Porta Quirinalis) e quello del Dio “Salus” (da cui prendeva il nome la vicina Porta Salutaris, delle mura serviane) siano stati introdotti dal re Sabino Tito Tazio (+c.745 a.Ch.) sotto forma di altari aperti. Il Colle Quirinale fu incluso nel Pomerio da Servio Tullio (+535 a.Ch.), insieme ai Colli Viminale ed Esquilino, che furono compresi all’interno delle mura serviane. Al tempo della guerra sannitica, 324 a.Ch., L. Papirius Cursore, dittatore, votò il Tempio di Quirino, che fu consacrato dal figlio Lucio, console nel 293 a.Ch., ed ornato con le spoglie dei nemici vinti. Di questo Tempio non è rimasta traccia, ma Ovidio, avendo identificato Romolo con Quirino, ne parla dicendo “..vieni con me nella selva sopra il suo (di Romolo/Quirino) colle che verde protegge con l’ombra il suo tempio” (Metamorfosi, XIV. da 829 a 837). Il tempio della Salute, nel quale si svolgevano riti dedicati alla salute dello Stato, fu edificato, intorno al 305 a.Ch., da Gaio Giunio Bubulco, console nel 311 a.Ch. e, secondo Tito Livio, subì due incendi, nel 206 a.Ch. (insieme al vicino Tempio di Quirino) e nel 166 a.Ch.. È ricordato anche da Marco Terenzio Varrone (116-27 a.Ch.) nel suo libro “De Lingua Latina” (De Lingua Latina, V, 8). Distrutto da un incendio, nel 49 a.Ch., il Tempio di Quirinus, fu ricostruito (all’angolo tra via del Quirinale e via Quattro Fontane), di ordine dorico con un doppio colonnato avente otto colonne sul lato corto e quindici su quello lungo (Vitruvio, de Architettura, L. III, cap. I). Nel 16 a.Ch., il Tempio fu dedicato da Ottaviano Augusto. Nell’area, sono pure state ritrovate vestigia di “domus” aristocratiche di età repubblicana ed imperiale. Un vero quartiere dell’alta società romana. Nel XVI secolo non vi era più traccia dei due Templi e al loro posto erano giardini e terreni agricoli. Il cardinale Gian Pietro Carafa (1476-1559), poi Paolo IV (1555-1559), si costruì una villa sul colle “Salutaris”, su un possedimento tenuto a vigna, di proprietà della famiglia. La villa fu affittata, nel 1545, ad Orazio Farnese (1532-1553), nipote di Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-1549) e, nel 1550, al cardinale Ippolito d'Este (1509-1572), il quale incaricò Girolamo da Carpi (1501-1556), Tommaso Ghinucci (+ ante 1587) e Giovanni Alberto Galvano di ristrutturare la villa e di concepirne il giardino. La posizione elevata e salubre, a fronte di quella molto più umida dei palazzi vaticani, fece decidere Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585) di eleggere il Quirinale come sua sede estiva. A questo fine, nel 1574, il Papa acquistò le case e i giardini del cardinale Luigi d’Este (1538-1586) sul Quirinale. Nel 1583, dette incarico ad Ottavio Nonni (1524-1606), detto il Mascherino, di progettare una nuova villa. La villa, detta “Villa Gregoriana”, rivolta verso la via del Quirinale, era dotata di portico, di una loggia, e di un “Torrino”, quali si ammirano ancora oggi, sullo sfondo del Cortile d'Onore. Il successore di Gregorio XIII, Sisto V (Felice Peretti – 1585-1590), acquistò la villa ai Carafa per farne la sede estiva dei Papi. Al fine di potervi accogliere la corte papale, Sisto V incaricò Domenico Fontana (1543-1607) di ingrandire il complesso, edificando un nuovo palazzo sulla via Pia, di fronte la “villa Gregoriana”, riuniti da un’ala, prospicente la piazza del Quirinale, che congiunse i due palazzi, creando un’ampia corte, aperta sui giardini. Domenico Fontana esegue il livellamento della piazza del Quirinale e della via Pia (via del Quirinale), mentre Sisto V fa aprire la via delle Quattro Fontane e realizza l’Acquedotto Felice, dal quale derivò una parte per i bisogni del suo palazzo. Dopo il regno di tre papi, che regnarono in tutto un anno e tre mesi (Urbano VII, Gregorio XIV e Innocenzo IX), Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini – 1592-1605) si dedicò ai giardini, che furono arricchiti da tre fontane (di cui rimane solo quella dell’organo) ad opera di Francesco Fontana, per i giochi d’acqua e di Pompeo Maderno (stuccatore) e Giovan Giacomo Del Neri (mosaicista). Dopo Leone XI (Alessandro de´ Medici – 1° aprile 1605-27 aprile 1605) che regnò solo 27 giorni, Paolo V (Camillo Borghese – 1605-1621) volle ancora ampliare il palazzo papale e, tra il 1609 e il 1611, confidò a Flaminio Ponzio (1560-1613) la costruzione di un’ala, simmetrica a quella realizzata sotto Sisto V, che isolò la grande corte, divenuta interna, dai giardini. La nuova ala molto più importante della prima, perché di spessore doppio rispetto alla precedente, ospitò il Salone del Concistoro (oggi Sala delle Feste), la Cappella dell’Annunziata (che si apre sul Salone degli Arazzi), quella degli Specchi e la Scala Monumentale che offre un accesso più facile al piano nobile di quella elicoidale del Mascherino. Il Papa fece isolare i giardini del palazzo dalle proprietà confinanti, tramite una via (via dei Giardini e via delle Scuderie) e realizzò la costruzione di una Porta monumentale (1612), che si trova in cima a via della Panetteria, dalla quale raggiungere il Vaticano, tramite una via che non fu mai eseguita. Alla morte di Flaminio Ponzio, Carlo Maderno (1556-1629) lo sostituisce nella sistemazione interna del palazzo. Ma la realizzazione della Cappella Paolina, sul fronte del palazzo, su via del Quirinale, richiese l’abbattimento dell’intero edificio e la sua ricostruzione adeguata alle dimensioni della nuova cappella, che fu consacrata nel 1617. La realizzazione degli interni fu affidata: a Martino Ferrabosco (stuccatore) per la Cappella Paolina, mentre, gli affreschi della Sala Regia (oggi Sala dei Corazzieri) furono realizzati da Agostino Tassi (1580-1640), Giovanni Lanfranco (1582-1647) et Carlo Saraceni (1579-1620). Urbano VIII (Maffeo Barberini – 1623-1644), per il timore di eventuali attacchi esterni (causato dall’annessione del ducato di Urbino allo Stato Pontificio), fece realizzare (1625), oltre che le fortificazioni di numerose città pontificie, i bastioni di difesa lungo il lato nord del giardino (via dei Giardini e via delle Scuderie) e il torrione d’artiglieria, in Piazza del Quirinale, a difesa della porta d’ingresso, probabilmente da Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). Dello stesso Papa è l’acquisizione (1625) di parte dei giardini Colonna, prospicenti la piazza, per la realizzazione di quelle che oggi sono chiamate le Scuderie del Quirinale. Nel 1638, lo stesso papa incarica Gian Lorenzo Bernini di realizzare il balcone “delle Benedizioni”, sopra l’ingresso principale del palazzo, prospicente la piazza del Quirinale, che era stato realizzato da Carlo Maderno. Urbano VIII lo inaugura il 2 giugno 1639. Alessandro VII (Fabio Chigi – 1655-1667) volle uniformare l’aspetto del palazzo papale lungo la via Pia, fino all’altezza della Porta che introduce direttamente ai giardini, dove alcuni edifici eterogenei furono demoliti e fu realizzata quella che viene chiamata, per la sua forma, la “manica lunga”. Gian Lorenzo Bernini concepì una facciata esterna, su quattro piani, in linea con il lato del palazzo di Carlo Maderno, mentre previde un lungo corridoio di distribuzione concepito come loggia verso i giardini. I lavori terminarono nel 1659. Innocenzo XIII (Michelangelo Conti – 1721-1724), promosse il prolungamento della “manica lunga” fino a via delle Quattro Fontane e la realizzazione delle scuderie, in piazza del Quirinale su progetto di Alessandro Specchi (1666-1729). Morto Alessandro Specchi nel 1629, i lavori, sospesi durante il regno di Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini – 1724-1730), ripresero sotto Clemente XII (Lorenzo Corsini – 1730-1740), per mano di Ferdinando Fuga (1699-1782), che li portò a termine, realizzando, come punto finale della “manica lunga”, a contatto con via Quattro Fontane, un palazzetto che ospita oggi l’abitazione del Presidente della Repubblica Italiana. Con l’avvento della nascente Repubblica Romana (1778-1779), il papa Pio VI (Giovanni Angelo Braschi – 1775-1799) fu relegato a residenza nel palazzo del Quirinale, privato dei poteri temporali sullo Stato Pontificio, e, avendo emanato una scomunica all’indirizzo dell’imperatore Napoleone, fu esiliato a Firenze, poi estradato in Francia, dove morì. Con l’annessione dello Stato Pontificio (1811) all’Impero di Napoleone (1809-1814), il palazzo del Quirinale, promosso residenza imperiale, veniva modificato dall’architetto Raffaele Stern (1744-1820) che realizzò l’appartamento imperiale al piano nobile della “Palazzina Gregoriana”, mentre quello dell’imperatrice (1810-1814) Maria Luisa d’Austria (1791-1847) fu realizzato nella galleria di Sisto V, prospicente la piazza del Quirinale. Ne l’imperatore ne l’imperatrice vi abitarono mai Nel 1814, Pio VII (Barnaba Niccolò Chiaramonti – 1800-1823) riprese possesso del suo regno e si limitò a sostituire la fontana ai piedi dei Dioscuri con un grande bacino circolare, che fino ad allora aveva servito di abbeveratoio nel Foro Boario (Foro Romano). Il 30 aprile 1849, l’Assemblea della Repubblica Romana si sposta, dal palazzo della Cancelleria (vedi Piazza della Cancelleria - Parione), al Quirinale, incalzata dall’attacco francese dal Gianicolo, che respinto, permetterà il ritorno dell’Assemblea, il 13 maggio 1849. Dal 1870, con la presa di Roma, il palazzo diviene la residenza del re d’Italia. Le modifiche apportate dal potere Sabaudo si limitano ad una profonda revisione degli interni, con nuovi affreschi, tra l’altro la volta della Sala degli Arazzi, l’intera Sala delle Feste e dello Zodiaco. Unica realizzazione esterna (1874), le scuderie capaci di 200 cavalli, a contrabasso dei Giardini, in testa ai bastioni di difesa di Urbano VIII, ad opera dell’architetto Antonio Cipolla (1822-1874). Nel 1938, per la visita di Hitler, ancora modifiche ornamentali per costituire l’appartamento destinato all’ospite. Nel 1946, il palazzo fu destinato a residenza del Presidente della Repubblica Italiana e, da quel momento, cominciò una storia di restauri conservativi, che prosegue fino ad oggi.
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