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Nel 1660, i suoi figli, Ludovico (1585-1638), Orazio (vescovo di Gerace – 1574-1622), Michelangelo e Giovan Francesco Mattei vendettero il palazzo e il palazzetto a Giuliano Cesarini (1618-1665) ma questi li dovette cedere alle monache Carmelitane di Santa Teresa, perché il loro convento, confinante, godeva del diritto di prelazione. Nel 1664 i palazzi passarono al cardinale Camillo Massimo (1620-1677), che allargò la proprietà, acquistando, nel 1669, una casa confinante, appartenente ai monaci di San Dionisio e, nel 1673, un’altra, appartenuta al duca Clemente Sannesio (+1649). Nel palazzo il cardinale, noto collezionista, aveva accumulato una vasta collezione di arte antica, in particolare di monete. Nel suo testamento, del 9 settembre 1677, il cardinale nominò come suo erede il fratello Fabio Massimo (1621-1686), che, alla morte del cardinale Camillo (1677) vendette gran parte della collezione accumulata dal fratello e, nel 1679, cedette il palazzo grande al cardinale Francesco Nerli (1636-1708), mentre il palazzetto sarà ceduto allo stesso, dalla figlia di Fabio Massimo, Giulia (c.1659-1711), nel 1686. Il cardinale Nerli, nel suo testamento dell’8 aprile 1708, lasciò la proprietà all’Ospedale di Santa Maria della Pietà. Nel 1719, il principe Carlo Albani (1687-1724), nipote di papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani – 1700-1721), acquistato l’intero complesso dall’Ospedale, incaricò Alessandro Specchi (1668-1729), di ampliare e rinnovare i due edifici. Il palazzo fu allungato verso Porta Pia, e venne realizzata una nuova galleria al primo piano, affrescata da Giovanni Paolo Pannini (1691-1765), per farne un’esposizione di statue antiche, della collezione del cardinale Alessandro Albani (1692-1779), ospite del palazzo. Durante la Repubblica Romana di Napoleone Bonaparte del 1798-1799, il palazzo fu saccheggiato e fu distrutta la biblioteca Albani, di 40.000 volumi, in gran parte collezionati dal cardinale Alessandro Albani. Nel 1858, il palazzo e il palazzetto sono venduti dal principe Sigismondo Chigi Albani (1798-1877) a Maria Cristina di Borbone (1877-1947), vedova di Ferdinando VII di Spagna (1808-1833), e al duca Agustín Fernando Muñoz y Sánchez (1808-1873), secondo marito di Maria Cristina, sposato con matrimonio morganatico (per escludere il marito da un eventuale diritto di discendenza sul trono spagnolo). La loro figlia, Maria Milagros Muñoz y Borbon (1835-1903) portò in dote anche il nostro palazzo nel matrimonio (1856) con Filippo Massimiliano Del Drago (1824-1913). Il palazzo si chiamò, da quel momento, “Palazzo del Drago” ed è ancora nelle proprietà della famiglia.
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