Con la creazione di una residenza papale sul Quirinale e la creazione di nuove strade, Sisto V intese incrementare la costruzione di edifici residenziali nella zona e per questo non trascurò di apportare nuove disponibilità di acqua con il ripristino dell’acquedotto Vergine, costruito dall’imperatore Augusto nel 2 a.Ch., integrandovi quello alessandrino costruito dall’imperatore Alessandro Severo nel 226 d.Ch.. Al finanziamento delle fontane, agli angoli dell’incrocio tra la via Felice e la via Pia, Sisto V “invitò” i proprietari dei terreni interessati (dietro concessione di once d’acqua) ad edificare ed a realizzare una fontana in ciascun angolo del crocevia. L’angolo “Quirinale” fu finanziato da Antonio Grimani, vescovo di Torcegno, la cui famiglia era proprietaria della vigna Grimani che, nella pianta di Tempesta del 1593, presenta, in quel punto, edifici a servizio del fondo agricolo e, forse il retro dello scenario della fontana. Negli angoli di palazzo Del Drago e di San Carlino (che non esisteva ancora) le fontane dell’Aniene (c’è chi pensa piuttosto all’Arno) e del Tevere furono finanziate da Muzio Mattei (1544-1619) il quale donò ai padri Trinitari l’appezzamento d’angolo dove furono eretti chiesa (che ingloberà la fontana) e convento. La quarta fontana di Diana o della Fedeltà fu finanziata dal cremonese Giacomo Gridenzoni di cui si sa solo che era “cavatore” di acque e proprietario del terreno in questo incrocio (che sarà, in seguito, acquistato dagli Sforza e, poi, dai Barberini). Il Gridenzoni ricevette gratuitamente una oncia e mezzo d’acqua “per aver fatto a sue spese una delle quattro fontane”. Le statue delle quattro fontane che furono realizzate (probabilmente tra il 1588 e il 1590) in posizione allungata sono in travertino, mentre i fondali, raffiguranti piante e animali, sono in stucco. Non si conoscono con certezza i nomi degli scultori delle statue in travertino ma circolano, tra gli studiosi, vare ipotesi per i progetti delle fontane e per la loro esecuzione. Per le fontane del palazzo Del Drago, della futura chiesa di San Carlino e per quella del “lato Barberini” si pensa ad un disegno di Domenico Fontana (1543-1607) che fu l’architetto dei Mattei per il palazzo poi (1856) detto dei Del Drago, mentre il disegno di quella di Giunone o della Fortezza, “lato Grimani”, potrebbe essere di Pietro Berrettini da Cortona (1556-1569). Per l’esecuzione delle quattro statue si fa il nome di Pietro Paolo Olivieri (1551-1599), più per interpretazione di stile che per prove documentali. I fondali in stucco furono modificati nel tempo, specialmente quella raffigurante il Tevere che, in una stampa del 1665, compare senza lupa e senza stalattiti di fico ed in un’altra di Alessandro Specchi (1666-1729), del 1698, si vede un cervo con enormi palchi. Si pensa che il fondale di questa fontana abbia subito delle modifiche durante la costruzione di San Carlino, quando Francesco Borromini (1599-1667) avrebbe introdotto (1638) il motivo del cervo perché simbolo dei padri Trinitari, tanto da mettere in dubbio l’intenzione iniziale di rappresentare il Tevere in questa fontana. La figura attuale del Tevere con Lupa e fico dovrebbe essere stata realizzata dopo il 1928 perché una foto di quell’anno mostra la fontana senza cervo e senza lupa. La “romanità”, culto del periodo fascista, potrebbe essere all’origine di quel fondale.
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