L’acqua (non potabile) era destinata ad alimentare la sua naumachia (grande bacino per le battaglie navali, ricavato probabilmente nell’area di piazza San Cosimato) e, con l’eccedenza, innaffiare i giardini pubblici di Cesare, prossimi della Porta Settimiana. Non è quindi impensabile che, in quel momento, l’acqua eccedentaria servisse, lungo il suo passaggio, anche una fontana pubblica sulla piazza, oggi di Santa Maria in Trastevere. In un documento della metà del XVII secolo, si parla di una fontana nella piazza (forse sui resti di quella romana) ad opera di papa Adriano I (772-795). Storicamente, in occasione del Giubileo del 1450, si sa che papa Niccolò V (Tommaso Parentucelli – 1447-1455) fece edificare una fontana sulla piazza, subito di fronte alla chiesa, dotata di due catini sovrapposti (la fontana è visibile nella pianta di Pietro Massaio del 1471). La sua alimentazione affidata sempre all’acquedotto di Augusto (vecchio di quattordici secoli) portò all’eliminazione del catino superiore della fontana per mancanza di pressione, come è possibile vedere nella pianta di Roma del cartografo Alessandro Strozzi (XV sec.) del 1474. Alla fine del secolo (1496-1501), probabilmente in corrispondenza di un restauro, furono aggiunte delle teste di lupo al bacino superiore da cui l’acqua fuoriusciva per cadere nella vasca quadrata della fontana. Alla fine del XVI secolo, Giovanni Fontana (1540-1614), ingegnere idraulico, ampliò la capacità del bacino della fontana probabilmente in vista del ripristino del tratto dell’acquedotto Vergine (divenuto Acquedotto Felice) fino a Trastevere, opera affidata a Girolamo Rinaldi (1570-1655) che, nel 1604, ne alimentò anche la fontana. Tra il 1608 e il 1610, Paolo V (Camillo Borghese – 1605-1621) fece ripristinare l’acquedotto che l’imperatore Traiano (98-117 d.Ch.) aveva fatto realizzare, nel 109 d.Ch., a partire dai monti Sabatini per alimentare, con 118.000 mc/g, il Rione di Trastevere. L’alimentazione del nuovo acquedotto, limitato ad una parte delle sorgenti traianee e incrementato dalle acque del lago di Bracciano, portava 21.632 mc/g. Nel 1658, per alimentare la nostra fontana con l’acquedotto paolino fu necessario spostare la fontana al centro della piazza. I lavori furono affidati a Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) che sopraelevò la fontana con un piedistallo di sette gradini, dette alla vasca una forma ottagonale, vi aggiunse una lapide commemorativa (vedi foto seguenti) e lo stemma del papa regnante, Alessandro VII (Sergio Chigi – 1655-1667). Sui bordi alternati della fontana, quattro conchiglie aperte verso l’esterno che, dal retro, spruzzavano l’acqua nella vasca. Ancora nel 1694, fu aumentata la capacità della vasca da Carlo Fontana (1638-1714), architetto e scultore, che modificò le quattro conchiglie sostituendole con altrettante più grandi ma rivolte verso l’interno della vasca. In fine, il Comune di Roma restaurò la fontana, nel 1873, apponendo quattro “SPQR” nelle valve delle conchiglie.
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