Piazza e via di San Cosimato (R. XIII – Trastevere) (vi convergono: via Natale del Grande, via Roma Libera, via Luigi Santini, via Agostino Bertani, via G. Venezian, via di San Cosimato, che arriva fino a piazza di San Callisto)
“Cosimato”, corruzione dei SS. Cosma e Damiano, la cui chiesa fu detta “in mica aurea” [1] dall’arena del posto, che faceva così chiamare tutta la zona sottoposta al Gianicolo, che assunse perciò il nome di “mons aureus, montorio”.
L’area, sulla quale fu fabbricata la chiesa, è l’antico “Campus Brutianus” [2], ed, insieme al monastero, deve essere sorta nel sec. X. Infatti il monastero cominciò come fondazione di Benedetto, conte di Campagne (Campanino), appunto nel periodo 936-949. I monaci Benedettini [3] che lo ebbero, vi rimasero fino al 1234, quando li sostituirono le monache “recluse di S. Damiano”.
Il monastero, ricchissimo di vigne, oliveti, saline, castelli, possedeva anche un ospedale dove dimorò S. Francesco d’Assisi (1182-1226) ed aveva soggette le abbazie extramurali di S. Maria de Capranica, S. Maria de Farneto, S. Paolo, S. Andrea, S. Pietro, S. Filippo, S. Jacobo in Turri, S. Cornelio, S. Crispolto.
Sembra che, in origine, la chiesa fosse dove è ora il refettorio del convento che fu il primo a Roma delle discepole di S. Chiara (1193-1253), che lo ebbero da Gregorio IX (Ugolino dei Conti di Segni - 1227-1241) quando era ancora in vita la santa fondatrice. Il chiostro, del sec. XII, era il più grande dell’Urbe, ed aveva 250 colonne.
La chiesa è stata riedificata dalle fondamenta nell’anno santo 1475, da Sisto IV (Francesco Della Rovere - 1471-1484). Il campanile attuale è un rifacimento completo del sec.XV, ispirato ad un modello preesistente, che era probabilmente del sec.XI. Poiché fu rinvenuto lo stemma del papa Sisto IV, si ritiene che la torre campanaria sia stata ricostruita insieme alla chiesa, in occasione del giubileo del 1475. Dal 1891, la Congregazione di Carità di Roma vi ha posto l’Ospizio dei vecchi.
“Intra Urbem Ravennatium [4] scilicet Transtiberim est abbatia SS. Cosmae et Damiani in vico aureo”. [Pietro Manlio ad Alessandro III (Rolando Bandinelli - 1159-1181)]
“Urbs Ravennantium” veniva chiamato per estensione il Trastevere, in quanto sotto Augusto (30 a.Ch-14 d.Ch.) i militi della “Classis praetoria Ravennantium” [5] alloggiavano nei “Castra Ravennatum”, che dovevano stare fra piazza Santa Maria in Trastevere e S. Crisogono.
Oltre i “milites Ravennantium”, altri elementi “stranieri” abitavano in Trastevere (già fortificato di mura per la difesa dagli Etruschi), come: i Velletrani, ribelli a Roma nel 1° sec. a.Ch., i Campani, che più tardi si erano sollevati anche essi, e più tardi, chiamati da Leone IV (847-855), i Corsi che si sistemarono presso S. Crisogono.
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[1] ) “Mica aurea” si chiamava pure un “coenobio” costruito da Domiziano nella regione Celimontana.
[2] ) Campo ove i Romani segregarono i Britii, partigiani di Annibale, dopo la seconda guerra punica.
[3] ) Il clero di Sant’Eustachio (Benedettini) ebbe a sostenere, dal X sec., cause e questioni con i monaci di Farfa (Benedettini), che rivendicavano il possesso di alcuni oratori e di alcune case vicine. Controversie che si ripeterono nel 1010 e poi nel 1068, a proposito dei castelli di Arci e Tribuco. Una lite con i Benedettini della chiesa dei SS Cosma e Damiano in Mica Aurea (San Cosimato), per il tempio di Santa Maria in Missione presso Civitavecchia, durava ancora nel 1083, cioè circa 100 anni dopo.
[4] ) Nella basilica di San Pietro una delle porte “Vocatur porta Raveniana, quia antiquitus Ravennates eo omnes Lombardi et Tusci de consuetudine per eam intrabant, vel quia Transtiberini per eam intrare solebant, cum Transtiberim civitas Ravennantium vocatur” (Pietro Mallio XII sec.).
[5] ) Castra Ravennatium e Castra Misenatium - I Ravennati furono utilizzati per rafforzare il presidio di Roma, ove un distaccamento venne accasermato nei Castra Ravennatium, nella terza regione Augustea (Isis et Serapis), fra le Terme di Traiano e la via Labicana moderna; vi erano uniti i “castra Misenatium” caserma dei marinari della squadra del Miseno. Ravenna, che era la stazione stabile principale di una delle grandi squadre marittime militari, ebbe il grande porto militare di “Classis”, a tre miglia a sud est della città, in comunicazione col Po, mediante l’allargamento del canale di Padenna (fossa augusti) ed il suo prolungamento fino al nuovo porto (ebbe anche attività commerciali). All’amministrazione municipale di Ravenna, in età imperiale, presiedeva il comandante della flotta ravennate, infatti è detto: “praefectus classis Ravennatium cum curis eiusdem civitatis”. E per questo, oltre al contingente di ufficiali e di marinai della flotta, era ai suoi ordini un distaccamento dell’esercito di terra formato da “milites iuniores italici”.
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