Il primo che a Roma tentò un’azione riparatrice (1722), anche se di limitata scala, fu Don Emilio Lami, rettore e fondatore dell’ospizio di S. Galla (vicino piazza Montanara a Ripa) che iniziò ad interessarsi ai malati di dermatosi, sperimentando vari unguenti. I bisognosi di tali cure essendo numerosi e, per giunta, contagiosi, don Lami aprì un ospedale di 40 letti per dermatosi a piazza in Piscinula (Trastevere) in una casa presa in affitto, detta “palazzaccio”, sotto il patrocinio del cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743). Le dermatosi erano legate alle condizioni di pulizia sia nel contesto privato che pubblico ed il fenomeno era divenuto un vero problema sociale. Il 14 marzo 1725, papa Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini – 1724-1730) pose la prima pietra del nuovo ospedale di S. Maria e S. Gallicano, celebrando una messa su di un altare improvvisato e ne affidò il progetto e la realizzazione all’architetto Filippo Raguzzini (1690-1771) che terminò i lavori il 6 ottobre 1726. La dedica a San Gallicano (Flavio Gallicano - ?-362) si riferisce al console romano nel 330 d.Ch. che per la sua fede cristiana si era allontanato dalla politica per dedicarsi all’assistenza dei pellegrini, dei poveri e degli infermi in un ospedale da lui costruito ad Ostia. Fu martirizzato dall’imperatore Giuliano (361-363) nel 362. Nel 1754, l’architetto Costantino Fiaschetti, romano, fu impegnato nell’allargamento delle corsie e la corsia centrale fu dedicata al Pontefice regnante Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini – 1740-1758). L’ospedale fu il primo ospedale dermatologico in Europa, all’avanguardia anche per avere l’acqua Paola che gli giungeva da una condotta diretta dalla fontana del Gianicolo e per gli impianti igienici individuali (uno per letto), collegati con una fognatura autonoma ai fini di ridurre le possibilità del contagio. Agli inizi dell’attività dell’ospedale San Callisto i malati di malattie veneree erano esclusi da ogni soccorso (forse perché frutto del “peccato”?), poi, nel XIX secolo, questi erano indirizzati all’ospedale di San Giacomo degli Incurabili. A partire dal XX secolo, anche l’ospedale di San Gallicano li prese in carico, divenendo così specializzato in dermatologia e in infezioni sessualmente trasmesse. Nel 2007, si insediò nell’edificio l’ “Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà” (INMP) che si occupa, ancora oggi, a livello dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), di povertà ed emarginazione, operando nel campo della formazione e della ricerca dedicata alla medicina sociale, di antropologia medica e di mediazione transculturale.
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