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É possibile che, in questo luogo di Trastevere, si sia formato un centro di culto ai santi medici, ed un luogo di sepoltura, tra l’VIII e il IX secolo, a giudicare dai frammenti di plutei e di lapidi ritrovati sul luogo e oggi murati in una esposizione di epigrafi nel portico benedettino del monastero. Si sa, per certo che tra il 936 e il 949, Benedictus Campaninus, fedele seguace di Alberico II (912-954), signore di Roma, fondò un monastero di Benedettini, dedicato ai due santi fratelli, che si sviluppò per divenire uno dei monasteri benedettini più importanti di Roma. Il suo nome era allora “Santi Cosma e Damiano a Mica Aurea”, dalla sabbia piuttosto giallastra che si trovava tra il fiume e il Gianicolo. Una Bolla del 1005 di Giovanni XVIII (Giovanni Fasano – 1003-1009) enumera le attribuzioni e le proprietà del monastero. Nel 1069, Alessandro II (Anselmo da Baggio – 1061-1073) consacrò la chiesa probabilmente absidata a tre navate, che l’abbate Odimondo (1068-1073), dedicò alla Madonna ed ai SS. Cosma, Damiano, Benedetto ed Emerenziana, così come attestato da una lapide che serve da gradino al coro delle suore. Nel 1157, Adriano IV (Nicholas Breakspear – 1154-1159) confermò tutte le proprietà del ricco monastero. Il catalogo (1192) di Cencio Camerario (1150-1227) indica “San. Cosmato, XVIII denari” (la quantità di denari indicata corrisponde al “presbiterio” papale, cioè all’elargizione che ciascuna chiesa riceveva in occasione delle principali solennità). Il nome “Cosmato o Cosimato” proviene da una contrazione dei nomi di Cosma e Damiano, del linguaggio popolare. Gregorio IX (Ugolino dei conti di Segni – 1227-1241), nel 1230, assegnò il monastero ai monaci Camaldolesi e, nel 1234, alle monache Clarisse, che, essendo Santa Chiara (1194-1253) ancora in vita, venivano chiamate “Recluse di San Damiano”. La badessa delle Clarisse, Iacopa Cenci, fece eseguire i lavori di ricostruzione del monastero e l’ampliamento del chiostro benedettino, con materiali di recupero. Anche la chiesa, ricostruita ed adattata alle esigenze della clausura, fu consacrata nel 1246. Nel catalogo (c.1320) dell’Anonimo di Torino il complesso è detto: “Ecclesia sanctorum Cosme et Damiani cum monasterium habet moniales XXXVI et sunt ordinis sancte Clare; habet etiam fratres minores II (si tratta, probabilmente di due monaci francescani, che assistevano le suore, in provenienza di San Francesco a Ripa)” In previsione dell’anno santo 1475, Sisto IV (Francesco Della Rovere – 1471-1484), la cui sorella, Franchetta Della Rovere viveva nel monastero e vi morì (vedi lapide nel chiostro), rinnovò completamente tutto il complesso, eseguendo il restauro del chiostro del XII secolo, facendo ricostruire la chiesa, ad aula semplice con una cappella riservata alle suore, e facendo costruire un nuovo campanile, oltre che inserendo un secondo nuovo chiostro sorretto da pilastri ottagonali in travertino. La vita del monastero conobbe tre momenti di crisi, durante i quali le monache lasciarono il convento per reintegrarlo, passato il pericolo, il sacco di Roma di Carlo V, nel 1527, l’invasione francese del 1798, fino al 1815, e la Repubblica Romana del 1848-49, per i gravi danni subiti dall’artiglieria francese. Nel 1871, Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti – 1846-1878) realizzò un restauro del complesso. L’avvento del Regno Sabaudo, e la conseguente soppressione degli enti ecclesiastici, mise fine al convento delle Clarisse, nel 1891. Seguì la trasformazione del monastero di San Cosimato in “Ospizio Umberto I”, ricovero per anziani malati e indigenti, che nel 1925 entra a far parte degli Istituti Riuniti di Assistenza e Beneficenza di Roma. Nel 1970, fu inaugurato “l’Ospedale Nuovo Regina Margherita”, specializzato in ortopedia e chirurgia, per opera dell’architetto Pietro Alegiani e dell’ingegnere Secchi, che è ancora in funzione.
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