Via S. Bonosa (R. XIII – Trastevere) (da via della Lungaretta a via dell’Olmetto)
La via prende il nome dalla santa ch’era conservata sotto l’altare della chiesa (ora distrutta) antichissima (vi sono state riconosciute costruzioni del sec. VIII e IX) e che si pensa sia stata edificata sulla casa della martire romana [1] (intonaco a colori del sec. V che potrebbe essere stato avanzo di una casa romana). Il più antico documento che la concerne, nel quale si dice essere scura ed incerta la tradizione circa la vera titolare della chiesa, è del 1256. Fino al 1825 vi ebbe sede la confraternita dei padroni calzolai e pianellari (fabbrinti le suole delle scarpe).
“In varie epoche fu restaurata ed abbellita, finché trasportata la parrocchia a San Salvatore in Corte, l'Università dei Calzolari e Pianellari l'ottenne e la dedicò eziandio ai Santi martiri Crispino e Crispiano, suoi protettori, dei quali si celebra la festa ai 25 ottobre o la domenica dopo. Quella di Santa Bonosa cade il 15 luglio. Qui nell'anno 1838, fu con grande solennità depositato nuovamente il corpo della Santa, e la chiesa fu data in cura di un'altra confraternita, sendo che l'altra dei Calzolai era già passata a San Salvatore a Ponte Rotto. La chiesa è antica poiché sappiamo, che il famoso Cola di Rienzo, tribuno del popolo romano, qui fu sepolto l'anno 1374. Il suo sepolcro vuolsi tolto nel principio di questo secolo, come narra il Gabrini". (Da Guida Metodica di Roma e i Suoi Contorni del Marchese Giuseppe Melchiorri – Roma 1868).
È detto che in detta chiesa fosse stato sepolto Cola di Rienzo [2], ma poiché il tribuno fu bruciato e le ceneri sparse al vento, si presume che la voce abbia avuto origine dal sepolcro, che vi esisteva, di un probabile parente di quel Cecco del Vecchio che ferì di stocco Cola di Rienzo, in Campidoglio.
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[1] “Vuolsi fosse la casa di questa santa, la quale viene dal popolo invocata per il vajolo arabo”.
[2] Cola di Rienzo fu trascinato fino a S. Marcello. Là fu subito “appeso pe’ li piedi a uno mignanello: capo haveva... là penneo dij doi, notte una. Li zitielli li iettavano le prete. Lo terzo die de commannamento de Jugurta et de Sciarretta della Colonna fu strascinato allo campo dell’Austa. Là se adunaro tutti gli Iudici, granne moltitudine: non ne rimase uno. Là fu facto uno foco de cardi secchi: in quello foco di cardi fu messo... per cui non ne rimase cica".
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