Tra i patrioti, Francesco Arquati (1810-1867) e Giuditta Tavani (1830-1867), coniugi dal 1844, avevano partecipato ai moti della Repubblica Romana del 1849 e, con la restaurazione del governo pontificio, si erano dovuti rifugiare a Venezia (1849-1865). Rientrati a Roma, abitavano accanto al lanificio Ajani, gią di proprietą dell’Arquati, poi venduta a Giulio Ajani (1835-1890), dove lavoravano. Il garibaldino Francesco Cucchi (1834-1913), infiltrato a Roma nell’aprile del 1867 per preparare un sollevamento popolare, aveva predisposto, presso il lanificio Ajani, un luogo clandestino dove ammassare delle armi e fabbricare delle munizioni. In ottobre la polizia pontificia, venuta a conoscenza delle attivitą sovversive del lanificio Ajani, intervenne in forze, il giorno 25, e sorprese una quarantina di patrioti nell’edificio. La loro resistenza fu breve e caddero in molti, tra cui i coniugi Arquati e il loro figlio di 13 anni. Giulio Ajani, ferito, fu arrestato e condannato a morte. La pena gli fu commutata in ergastolo, ma, nel 1870, fu definitivamente liberato.
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