Nel 1619, fu edificata la chiesa, una semplice aula absidata con un altare laterale per lato, che fu affidata alle suore di Nostra Signora della Carità. All’altezza della chiesa, sul bordo del fiume, dall’altro lato di via della Lungara, un traghetto esercitava il passaggio sul Tevere (vedi Nolli – 1748) e, per imbarcarsi, era necessario scendere alcune scale. Si pensa che da queste derivi uno degli appellativi della chiesa di Santa Croce “alle Scalette”. Alla fine del XVII secolo, le Carmelitane furono sostituite dalle Agostiniane della Penitenza (da cui il nome della via traversa). L’occupazione francese, nel 1802, cacciò le suore e cedette il monastero al Collegio dei Parroci che lo amministrava, sempre come riformatorio femminile, ma laico, sotto una direttrice. Nel 1838, Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti – 1846-1878) affidò le attività del monastero alle suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore e, nel 1854, fece ampliare il convento, ad opera dell’architetto Virginio Vespignani (1808-1882), aggiungendo due ali che chiusero il giardino del monastero, che divenne una prigione per detenute di reati minori. L’interno della chiesa fu restaurato, con forme neoclassiche nel 1854. Con il Regno d’Italia (1873), il monastero svolse funzione di carcere femminile, fino al 1895, quando le detenute furono trasferite in quello di Regina Coeli. Tra il 1983 e il 2001, il Comune di Roma temporeggiò, come suo solito, per concedere, alla fine, il monastero alla Casa Internazionale delle Donne, discendente del Movimento Femminista Romano che era, in precedenza, alloggiato a Palazzo Nardini, in Via del Governo Vecchio 39. La Casa Internazionale delle Donne vi permane ancora e svolge attività di assistenza legale, medica e psicologica, ma anche lavorativa e sportelli informativi per le donne che le si rivolgano.
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