Nel 1492, Alessandro VI (Rodrigo Borgia – 1492-1503) approvò gli statuti della confraternita di Santa Maria dell’Orto, nella quale erano confluiti gli Erbaroli, e così la costruzione dell’ospedale poté procedere, assicurando ai confratelli il diritto alle cure, una cerimonia funebre sostenuta dalla confraternita ed un luogo di sepoltura. Nel 1568, l'Università dei lavoranti e Garzoni de' Vermicellari donò un altare che ornasse la cappella posta nella corsia principale del nosocomio. Nel 1616, l’ospedale venne ampliato con una nuova corsia e intervennero, nel tempo, anche restauri ed abbellimenti. Nel 1798, l’invasione francese (Repubblica romano-napoleonica) portò al saccheggio dell’ospedale, del quale fu asportato anche il mobilio per i bisogni di un acquartieramento militare. Da allora, l’ospedale cessò ogni attività. L’Arciconfraternita non verrà mai meno alla volontà di riprendere l’attività ospedaliera e coltiverà, al suo interno, questo desiderio fino al 1852. Quando, al suo ritorno da Gaeta (1850), Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti – 1846-1878) aveva deciso di realizzare una manifattura dei tabacchi centralizzata, vicina al porto di Ripa Grande ed aveva deciso di impiantarla dietro la chiesa di Santa Maria dell’Orto, per la disponibilità di terreni liberi. In realtà anche il terreno occupato dall’ospedale, non più funzionante, di Santa Maria dell’Orto era destinato a far parte della nuova costruzione. L’Arciconfraternita cercò in tutti i modi di resistere, ma una visita imprevista (1852) di Pio IX, che era andato a visitare l’Ospizio di San Michele, mise fine ad ogni discussione. I confratelli si limitarono a “recuperare” l’altare del 1568, nottetempo, quasi realizzando un “furto” nei confronti della Camera Apostolica che aveva già provveduto al sequestro dei beni. Dell’ospedale non resta oggi che il fronte su via Anicia che comprende anche l’ingresso all’Oratorio dove è stato sistemato l’altare “rubato” del 1568.
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