p1
p1
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton
RomanButton

STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via_del_Sudario-Retro_Palazzo_Vidoni (2)

Nel 1536 la famiglia Caffarelli vi ospitò Carlo V d’Asburgo (1516-1558) re di Spagna, di cui Ascanio Caffarelli (1517-1575) era stato appezzato paggio, e, per sua concessione, i Caffarelli inalberarono, “l’Aquila Nera” nel loro stemma.
Nella metà del XVIII secolo, le condizioni finanziarie della famiglia Caffarelli si deteriorarono al punto che monsignor (cardinale nel 1773) Bernardino Giraud (1721-1782) fu incaricato di vendere  il palazzo all’asta.
La vendita fu aggiudicata al cavaliere Antonio Coltrolini (1685-1767) per 9.295 scudi romani.
Nel 1767, la vedova di Antonio Coltrolini, Vittoria Toppi, che intendeva in questo modo recuperare la sua dote matrimoniale di 2.000 scudi, vendette il palazzo al cardinale Giovanni Francesco Stoppani (1695-1774) per 12.000 scudi.
Il porporato, acquistati alcuni edifici limitrofi, ingrandì il palazzo ad opera di Nicola Giansimoni (1727-1766)  e  ne  fece  affrescare  il  piano nobile e la cappella privata da Raffaele Mengs (1728-1779).
Alla morte del cardinale Stoppani il palazzo fu ereditato dal cugino conte Alessandro Schinchinelli (ante 1758-1812) e, alla morte di questi, dal figlio Giuseppe Schinchinelli (+1821) e, quindi, dal nipote Giovanni Schinchinelli.
In seguito alla morte della madre del cardinale Pietro Soresina-Vidoni (1759-1830), Dorotea Pallavicini (+1818) e a quella di Giuseppe Schinchinelli (+1821) intervenne una compensazione tra gli eredi (il grado di parentela tra le due famiglie Schinchinelli e Soresina-Vidoni è provato, ma è di difficile identificazione)  in modo che il cardinale poté entrare in possesso del palazzo Cafarelli Stoppani Vidoni, nel 1823.
Nel 1886, gli eredi Soresina-Vidoni vendettero il palazzo al duca di Mondragone, Carlo Giustiniani Bandini (1862-1941) che, ad opera dell’architetto Francesco Settimi, fece realizzare il terzo piano dell’edificio e fece adattare la facciata con l’ingresso principale del palazzo su Corso Vittorio Emanuele, appena aperto (la facciata, su via del Sudario resta un esempio di architettura del XVI secolo).
Nel 1903, il palazzo fu acquistato dal conte Filippo Vitali che fece realizzare il balcone sopra l’ingresso in via di corso Vittorio Emanuele.
Il conte Vitali rivendette il palazzo al marchese Giorgio Guglielmi, il quale lo dette al partito fascista (1924) che ne fece la sede del Direttorio nazionale, chiamandolo “Palazzo del Littorio”.
Alla fine della seconda guerra mondiale fu requisito dagli alleati per farne la sede del comando Francese.
Restituito allo stato italiano nel 1947, fu sede di vari ministeri e funzioni di governo.
Oggi è sede del Dipartimento della Funzione Pubblica

Blutop