Studiò a Cesena, a Verona, a Bologna ed a Padova letteratura italiana e latina e, in particolare, studiò numerose lingue medio-orientali (ebraica, caldea e samaritana). Alla fine degli studi fu ordinato sacerdote dal cardinale arcivescovo di Bologna Prospero Lorenzo Lambertini (1675-1758), futuro papa Benedetto XIV (1740-1758) che, nel 1746, lo chiamò come professore di sacre scritture alla Sapienza. Fu pure chiamato a difendere gli scritti, accusati di giansenismo (l’uomo nasce corrotto e senza la fede non c’è salvezza) dall’Inquisizione Spagnola, del già defunto cardinale agostiniano Enrico Noris (1631-1704). Agostino Antonio fu lui stesso tacciato di giansenismo dai gesuiti che lui avversava sul piano dottrinale sostenendo il loro generale rilassamento verso le regole canoniche dell’insegnamento teso a screditare la dottrina di S. Agostino e di S. Tommaso. Il successo ottenuto nella causa Noris, ma soprattutto la stima che godeva negli ambienti della curia portarono Benedetto XIV a nominarlo bibliotecario della Biblioteca Angelica nel 1752. Anche nell’ambito agostiniano ricoprì importanti cariche: dal 1764 al 1782 fu procuratore generale dell’Ordine per la provincia italiana, poi, nel 1785 fu vicario generale dell’Ordine. Morì ottantaseienne a Roma nella casa agostiniana a fianco dell’Angelicum dove aveva sempre vissuto e fu sepolto nella chiesa di Sant’Agostino nella fossa comune ai frati agostiniani che, in segno di ricordo e di stima, gli dedicarono questa semplice ma eloquente lapide.
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