Vicolo del Pinaco o Pinacolo (scomparsa - Via di S. Giovanna d’Arco) (R. VIII - Sant’Eustachio) (Da Corso Rinascimento a Largo Giuseppe Toniolo)
“Per stabilire l'origine del nome Pinàco dato al presente vicolo, convien sapere che prima della costruzione della grande fabbrica, congiunta alla chiesa di S. Luigi de’ Francesi, la quale corrisponde in questo luogo, eravi, sotto un piccolo arco, ora demolito, un dipinto rappresentante Gesù Cristo tentato dal diavolo, e segnatamente quando il posava sopra la cima del Tempio spingendolo a gettarsi abbasso. In calce dell'ovato (che di tal forma era la pittura) vi stava scritto: “tunc assumpsit eum diabolus...,et statuit eum super pinaculum Templi...”. Il vocabolo latino “pinaculum”, fatto italiano, fu conferito al vicolo, e quindi chiamato come si è detto del Pinàco. Per la stessa ragione viene anche detto "Vicolo del Diavolo” (Rufini - 1847).
Il palazzetto, che sorgeva al centro di quell’isolato demolito (che è stato ricostruito in Piazza dell’Apollinare) fra via del Pino e via del Pinnacolo, appartenne ai Piccolomini e vi abitò Pio II (Enea Silvio Piccolomini - 1458-1464) quando “segretario contemporaneo di un Papa, di un antipapa e di un Imperatore” viveva in Roma dopo “continui viaggi per ambascerie sia in terre lontane come in Italia”. Lo stemma che era sull’architrave del portone (cinque lune crescenti che dettero il nome alla strada, oggi piazza, delle cinque lune [1]), scomparve a metà del XIX secolo.
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[1] ) Per questa strada v’era, forse di più popolare, uno di quei friggitori che davano calore e odore alle strade di Roma, fin quasi alla fine dell’800. Basti dire che ve n’era uno perfino sotto l’obelisco di Montecitorio. Scrive Amedeo Achard (francese): “una famigliarità inesplicabile, che da noi sarebbe mostruosa, unisce a Roma gli uomini di ogni classe. Ho veduto davanti al banco di un friggitore e all'aria aperta comprare da mangiare dei pesciolini serviti sopra una foglia di vite, un soldato, un pastore, un prete, un signore in abito nero, un cappuccino, un operaio, una balia, un mulattiere e due o tre cittadini in marsina. Essi gustavano il loro fritto e amichevolmente ne discutevano i suoi meriti”.
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