Alla morte del cardinale lo acquistarono i Mellini, poi la Famiglia Palma, napoletana. Nel 1828 è proprietario Andrea Nizzico, gestore di pescherie, che lo lascia a suo nipote Medoro Fabri che seguitò ad affittarlo: ad una scuola di sordomuti (1821), alla poetessa Rosa Taddei Mozzidolfi (1799-1869), arcade (1842), brevemente a Giuseppe Garibaldi (1875). Il palazzo passa alla famiglia Palma, poi ai Folchi Vinci, che affittano il cortile alla tipografia Fratelli Botta di Torino che vi editano “Don Pirloncino”, satirico, “la Capitale”, “il Fanfulla della Domenica” di Ferdinando Martini (1841-1928). Nel 1909 acquista la cartiera Vonwiller. Il palazzo fu, in seguito dei Dolfus de Volckersberg, della Società immobiliare San Giordano-Coppelle ed, in fine, dell’Istituto Luigi Sturzo.
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