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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via della Dogana Vecchia (R. VIII – Sant’Eustachio) (da piazza Sant’Eustachio a piazza di San Luigi dei Francesi)

Ad bellezza et ornamento dell’Alma Città di Roma et per utilità delli gabellarii et di coloro che comprassero esse Gabelle, vogliamo che sia sempre et per lo avvenire uno loco nella città di Roma in una parte commoda riservata, la quale se chiami dovana delle Gabelle” (Statuto delle gabelle di Roma - S. Malatesta - 1886)

Si crede che la chiesa di S. Luigi dei Francesi sia stata “eretta nel sito dove era la prima dogana di terra” questa, in seguito, sarebbe stata portata presso la chiesa di S. Eustachio (nel 1480 era detta “Dohana di merce di Sancto Eustachio”; “Dohana della mercantia” e “Dohana della grascia”).

La strada si chiamava “via fell’Albergo dei Marcheggiani[1] e cambiò in Dogana Vecchia quando quest’ufficio passò a Piazza di Pietra, nel 1695 [2].

Soppressi, nel 1853, gli uffici Postali, detti delle “nazioni”, le diligenze s’accentrarono in via della Dogana Vecchia, dov’era l’ufficio postale e poi (1860), a Piazza Montecitorio (vedi - Colonna) [3].

Alla fine del XVI secolo in un "Avviso di Roma” è detto: “Monsignor Governatore anderà la prossima settimana ad habitare nel palazzo Patrizi alla Dohana [4].

Il palazzo aveva allora “la facciata di passi 44 e quella di fianco (in via della Rosetta) di 39, con botteghe et stanzette per i bottegai”.

Quello dei Giustiniani, sull’altro  lato della strada, fu iniziato dal marchese Vincenzo, secondogenito di Giuseppe, venuto a Roma dopo la conquista turca di Scio (adottò Andrea di Cassano che, assumendone il nome, sposò la figlia di donna Olimpia Pamphili, Maria, continuando così la casata Giustiniani).
L'edificio fu eretto dove erano alcune case della collegiata di Sant'Eustachio e fu completato nella seconda metà del ‘600.
Il marchese Vincenzo vi raccolse una collezione di statue, busti, bassorilievi e marmi trovati nelle terme Neroniane-Serviane e quadri d’arte. Collezione che andò dispersa a cominciare dal secolo XVIII fino al 1935.

Nell’aprile 1599 abitava nel palazzo il cardinale Federico Borromeo e nel 1617, il 25 marzo, il cardinale Benedetto Giustiniani impose l’abito religioso a S. Giuseppe Colasanzio [5] nella cappella del palazzo, della quale non resta traccia.

Nel 1922, nel palazzo vi stava la massoneria e, durante la costituente, vi alloggiò il primo presidente della Repubblica Italiana, Enrico de Nicola, fino all’elezione del primo presidente effettivo di oggi Luigi Einaudi [6]. Oggi nel palazzo vi risiede il presidente del senato, pro tempore.

La via termina a S. Luigi dei Francesi all’altezza del fianco del palazzo dei Patrizi-Montoro da un lato e di quello dei Giustiniani dall’altro [7].

I Patrizi, oriundi di Siena, marchesi di baldacchino, tuttora vessilliferi di Santa Romana Chiesa, costruirono il palazzo sulla casa di Gaspare de’ Garzoni, da essi acquistata nel 1522. Ignoto l’architetto, il lavoro viene attribuito a Giacomo della Porta (1539-1602).

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[1]              In data 5 dicembre 1693, trovo annotato: "una fiera battaglia segui l'altra sera in piazza San Luigi con i sassi tra i Matriciani e i Monticiani e ne restarono uno morto et altri feriti" (Archivio Segreto Vaticano, Fondo Borghese, serie IV, 63).

[2] )             Piazza di Pietra dove  Innocenzo XII (Antonio Pignatelli - 1691-1700) aveva fatto alzare, da Francesco Fontana, una facciata monumentale usufruendo delle colonne dell’Hadrianum”.

[3] )            “dove la piazza Montecitorio fa quell’angolo determinato dal dorso del palazzo del portico di Vejo” (1860)

[4] )           Al n°11 della via Dogana Vecchia abitò nel 1533, presso Galeotto della Caccia fiorentino, S. Filippo Neri in una piccola stanza. “Serviva d'armadio una corda tesa attraverso la cameretta, sulla quale appendeva li abiti”. “Aveva assegnato un rubbio di grano all'anno, il quale diede Filippo al fornaio e andava di giorno in giorno a pigliarsi da lui il pane, secondo che gli bisognava”. Si trasferì poi a  San Girolamo della Carità in via Monserrato.

[5] )            Dal lato della Salita dei Crescenzi il palazzo ha sopra la finestra centrale al primo piano una targhetta con l'iscrizione: “Laribus tuum misce Numen”.  Nella  sua venuta  a Roma lo zar Nicola I, il 13 dicembre 1845, abitò nel palazzo sede della legazione russa.

[6] )            L´elezione avvenuta il 12 maggio 1948 con 500 voti su 871 votanti (320 a Vittorio Emanuele Orlando-29 schede bianche e quattro disperse).

[7] )            Una diceria afferma che fra le sue fondamenta v’è un grosso obelisco.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via della Dogana Vecchia

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