....alla presenza di pochi testimoni, con Antonio Minutillo (1639-1700), nobile napoletano, cugino della madre della sposa, contro il volere dei suoi genitori [Pietro Caffarelli (+1690), romano e Lorenza Caetani, napoletana] che volevano per lei un matrimonio più all’altezza della loro casata. La giovane si rifugiò presso il convento di Santa Marta, anche grazie alla moglie (1658) di Giovanni Battista Borghese (1639-1717), Eleonora Boncompagni (1642-1695) che aveva nel convento tre sorelle monache: Cecilia (suor Maria Grazia 1614-1676), Caterina (suor Maria Eleonora 1619-1699) e Maria (suor Maria Pulcheria 1620-1648). Non si conoscono però i vari interventi che portarono il papa Alessandro VII (Fabio Chigi – 1655-1667) a concedere il nullaosta papale che risolveva il problema della parentela ravvicinata tra gli sposi e quindi anche ad accettare l‘idea del matrimonio. Si crede che Anna avesse dalla sua parte lo zio cardinale Prospero Caffarelli (1593-1659), fratello del padre di lei, morto poco prima la celebrazione del matrimonio, e qualche appoggio altolocato, anche dal lato della famiglia dello sposo. Lo strappo alle regole sociali, vigenti in quel momento, fu grande perché all’epoca una ragazza era sotto la tutela paterna fino all’età di 25 anni, tranne se sposata! La situazione di contenzioso tra Anna e la famiglia di provenienza si presentò subito assai drammatica, con il deposito dei testamenti di entrambi i genitori che prevedevano l’esclusione della loro figlia unica dalle eredità rispettive ed il decadimento dei diritti legati alla discendenza del casato Caffarelli. La ragazza (16 anni) non si perse d’animo ed intavolò un contenzioso con il padre, presso il Tribunale della Sacra Rota, che durò, tra sentenze e ricorsi paterni, dal matrimonio (1660) al 1666. La Rota pronunciò più sentenze che davano ragione alla giovane sposa sulla base del fatto che il Sacramento del Matrimonio deve essere una libera scelta, avverso le quali il padre presentava ricorso. L’ultima sentenza del 1666 consigliò alle parti una “Conciliazione” accettando la quale Anna volle mettere fine al contenzioso contro il padre pur rinunciando a qualche sostanzioso vantaggio. Il clima conflittuale di questi anni tra le famiglie consigliò alla giovane coppia di vivere i primi anni di matrimonio a Napoli dove Antonio Minutillo, suo consorte, ottenne di essere “Giustitiere, e Preside di più Provincie, anco con privilegio di Sua Maestà [il re di Napoli: Filippo III (1648-1665) e Carlo V d’Asburgo (1665-1700)], che Dio guardi, per quella dell'Aquila, Salerno, Bari, Chieti, Catanzaro e Cosenza”. Dal matrimonio nacquero cinque figli: Pietro che prenderà come moglie Anna Maria Petrosini, Alessandra sposata con Giuseppe de Gennaro, principe di Sirignano (dal 1732), suor Maria Vittoria, suor Maria Fortunata e suor Teresa Celeste. Anna che non aveva sempre seguito il marito nei suoi incarichi più disagiati, fece rientro a Roma nel 1685 (abitò in via dei Greci al n. 43-44 – vedi – Campo Marzio) e nel 1689 andò di nuovo ad abitare nella casa paterna in via della Valle (oggi palazzo Vidoni a corso Vittorio Emanuele II) che aveva all’epoca il suo ingresso principale in via del Sudario, accanto alla chiesa di Sant’Andrea della Valle (vedi palazzo Caffarelli in via del Sudario e la Chiesa di Sant’Andrea della Valle nella piazza omonima – Sant’Eustachio). In quell’anno, Pietro Caffarelli dettò un ultimo testamento al notaio, in presenza della figlia Anna che accondiscese, nel quale annullò tutti i testamenti depositati in precedenza e ripristinò tutti i diritti naturali di successione. Nel 1688-89, in forza dei poteri avuti dal padre Pietro Caffarelli sui suoi beni, Anna fa restaurare il palazzo a cura dell’architetto Carlo Fontana (1638-1714) Nel 1690 morì Pietro Caffarelli e la figlia gli riconobbe un funerale degno della casata, nella sua parrocchia di Santa Maria in Monterone, con tanto di corteo che portò la salma del defunto alla sepoltura nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Nel 1695, Anna Minutillo Caffarelli fece testamento e morì nella casa dove era nata. La dedica sulla lapide è del figlio primogenito, unico maschio, Pietro Minutillo Caffarelli.
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