Il predicato della chiesa “Publico”, potrebbe derivare dalla relativa vicinanza del “Porticus Minucia Frumentaria”, luogo pubblico dove venivano distribuite le provvigioni di cereali destinate al popolo romano. Nel 1465, Andrea Santacroce (c.1402-1473), avvocato concistoriale, appartenente ad una famiglia di antica nobiltà romana (XII sec.), che si diceva discendere dal console romano Publio Valerio Publicola, restaurò la chiesa che, sotto il patronato dei Santacroce, prese il nome di “Santa Maria in Publiculis”, dal nome del console romano. A pochi passi dalla chiesa, in via Santa Maria del Pianto, lo stesso Andrea fece ricostruire, alla morte di Sisto IV (Francesco Della Rovere – 1471-1484), il palazzo di famiglia che il pontefice aveva fatto demolire, perché ostile alla casata. Nel 1640, la chiesa, essendo in condizioni assai precarie, fu demolita e ricostruita in stile barocco, su progetto di Giovanni Antonio de´ Rossi (1616-1695), a cura di monsignor Marcello Santacroce (1619-1674), poi cardinale dal 1652. Nel 1824, la chiesa perse le funzioni di parrocchia, che aveva sempre mantenuto, quando Leone XII (Annibale Clemente della Genga – 1823-1829) ridusse il numero esorbitante di parrocchie nel centro cittadino. La chiesa che era ancora la proprietà della famiglia Santacroce, priva di funzioni pastorali, fu affidata all’Arciconfraternita di Sant'Antonio di Padova che, però, si trasferì, nel 1856, nella chiesa di Santa Lucia alle Botteghe Oscure (vedi Via dell’Arco dei Ginnasi – Pigna). Nel 1858, Antonio Santacroce (1817-1867), ultimo della casata, cedette la chiesa di Santa Maria in Publicolis e la casa annessa ai Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, Ordine fondato nel 1833, a Napoli, dal sacerdote Gaetano Errico (1791-1860). L’Ordine arrivò ad occupare la chiesa e la casa solo nel 1864. La chiesa e i suoi annessi sono oggi la casa generalizia di questo Ordine.
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