Dalla interpretazione di alcune scritte, ritrovate nella vicina chiesa di San Giorgio in Velabro, si potrebbe desumere, secondo varie interpretazioni, che si tratti di un arco eretto, nel 356, per l’imperatore Costantino (306-337), dopo la sua morte o di un arco trionfale dedicato a Costanzo II (337-361), in occasione della sua visita a Roma, nel 357, dopo la sua vittoria su Magnenzio (350-353). I marmi utilizzati, per la sua costruzione, sono materiali di rimpiego presi da altri monumenti, come spesso è stato constatato per i monumenti del tardo impero. Nelle 28 nicchie, che si vedono ancora oggi, erano alloggiate altrettante statue. Nel XI-XII secolo, al di sopra dell’arco, fu costruita una torre del sistema di difesa della famiglia Frangipane che chiuse anche i fornici del monumento. In una ordinanza di Gregorio IX (Ugolino dei conti di Segni – 1227-1241), si parla della demolizione forzata di una “Torre di Boezio”, ma non si sa se questo nome fosse dovuto al filosofo Severino Boezio (c.476-c.425), che sembra abitasse nelle vicinanze e che, sotto l’arco, avrebbe impartito le sue lezioni o se, piuttosto, il nome Boezio sia da attribuire ad un Egidio Boezio che aveva ardito edificare sopra un certo numero di monumenti dell’antica Roma. In realtà, la torre fu demolita, nel 1827, per restituire l’aspetto originale dell’opera, ma nella demolizione fu tolta anche la parte superiore dell’arco, eliminando così le scritte, di cui sono stati ritrovati solo alcuni frammenti, che avrebbero rivelato con certezza le motivazioni dell’erezione dell’arco.
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