Matrimonio tra Giuseppe Balsamo e Lorenza Feliciani
Il 20 aprile 1768, il parroco di San Salvatore in Campo, Angelo Antonini Battisti, unì in matrimonio Giuseppe Balsamo e Lorenza Feliciani. Arrivato a Roma da non molto, Giuseppe Balsamo, per allontanarsi in fretta dalla città nativa, Palermo, dove era ricercato dalla Giustizia e dopo aver soggiornato all’albergo del Sole (piazza del Pantheon – vedi Sant’Eustachio) e aver scontato tre giorni di galera per aver schiaffeggiato un cameriere di quell’albergo (vedi piazza del Pantheon -Sant’Eustachio), si cercò un nuovo alloggio nelle viuzze malfrequentate del Rione Regola. In via delle Cripte (vedi vicolo delle Grotte – Regola), frequentando una casa tenuta da una “Napoletana” che offriva agli “ospiti” la compiacenza di ragazze disponibili, si innamorò di una di queste, Lorenza Feliciani (bellissima, bionda dagli occhi cerulei e dai modi timidi), figlia di Giovanni, tornitore specializzato in finimenti in ottone per cavalli, abitante, con la famiglia, nella stessa via. Il Balsamo si presentò nella casa paterna, qualificandosi come “disegnatore a penna” (e lo era veramente, ma per la falsificazione di cambiali, di cedole e persino di biglietti per i teatri), per chiedere la mano della ragazza che probabilmente riteneva utile per aumentare il suo reddito. L’assenso paterno ottenuto, si convenne di rinunciare ad una grande festa e lo sposo ritirò la dote che il Sor Giovanni era riuscito a racimolare “con la somma di centocinquanta scudi in tanti abbiti e gioie e biancherie denari ed altro, così amichevolmente stimati ed apprezzati - Actum Romae in domo praedictae Laurentiae, posita in Vico Criptarum”. Gli sposi si avviarono, nel giorno convenuto, dalla casa della sposa, in via delle Cripte (vicolo delle Grotte attuale), alla chiesa parrocchiale, probabilmente passando da via Capo di Ferro, per attraversare la piazza della Trinità de’ Pellegrini e proseguire per via San Paolo alla Regola, dove, infine, piegando a sinistra, raggiunsero, nella piazza omonima, la Chesa di San Salvatore in Campo. Dopo la cerimonia il parroco ne redasse il verbale che dice:
“Premissis tribus denunciationibus, nulloque detecto canon(ico) Impedimento, de licentia Ill(ustris)mi ac Rev.mi D.ni Vicesgerentis, uti per acta Gaudentii Notarii sub die 19 supradicti, Ego infrascriptus Parochus D.num Josephum Balsamo, filium q(uonda)m Petri, Panormitanum, et Laurentiam Feliciani, filiam Johanni(s), Romanam, ex hac Par(o)echia, interrogavi, eorunque mutuo consensu, per verba de praesenti habit(a) juxta Sacri Concilij Tridentini preceptum, Sanctaeque Romanae Ecclesiae ritum, Matrimonio conjunxi in hac Paro(e)chiali Ecclesia coram notis testibus admod. Rev. D.no Josepho Are Vicecurato et Josepho Cazzola q.m Placidi panormitano, iisque postea in Missa(e) celebratione benedixi”.
“ANGELUS ANT. us BAPTISTI”
(Premesse le tre dichiarazioni e senz’aver trovato alcun impedimento canonico, per licenza dell’illustrissimo e reverendissimo signor Vicario, in conformità agli atti del suddetto notaio Gaudenzio del giorno 19, io sottoscritto parroco ho interrogato il signor Giuseppe Balsamo del fu Pietro, palermitano, e Lorenza Feliciani figlia di Giovanni, Romana, di questa parrocchia, e col loro mutuo consenso, mediante le parole pronunciate in presenza secondo il precetto del sacro Concilio tridentino ed il rito di Santa Romana Chiesa, li ho uniti in matrimonio in questa chiesa parrocchiale, davanti a testimoni conosciuti, cioè il reverendo don Giuseppe Are vicecurato e Giuseppe Cazzola del fu Placido palermitano, e poi li ho benedetti durante la celebrazione della Messa.)
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