Alla morte di Sisto V, la Confraternita dei Mendicanti subentrò nella gestione del palazzo, ma la gestione di un sì gran numero di persone, così eterogeneo (donne-uomini, zitelle-maritate, giovani-vecchi, infermi, ecc.) si dimostrò obiettivamente difficile. Clemente XI (Giovanni Francesco Albani - 1700-1721) sciolse la Confraternita e inviò i poveri, ancora ospitati, all’Istituto di San Michele a Ripa Grande ed il palazzo restò inabitato per alcuni anni. Vi ritornarono le zitelle e, più tardi, la “Congregazione dei Cento Preti e Venti Chierici” cui lo speziale di Santa Lucia della Chiavica, Giovanni Antonio Vestri (+1650), aveva lasciato in eredità i suoi beni ed un Ospizio per preti poveri e malati, da lui fondato nel 1631 in alcune case di sua proprietà. Il palazzo prende, da allora, il nome di “Palazzo dei Cento Preti”, dove erano ricoverati quei “poveri preti che, logori dalle fatiche del loro ministero, avessero bisogno di assistenza e riposo”. Nel 1835, il palazzo fu dato all’Ordine di Malta che, dopo un incendio e una demolizione, conseguente alla costruzione degli argini del Tevere, lo fece ricostruire dall’architetto Andrea Busiri Vici (1818-1911).
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