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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_della_Trinita_dei_Pellegrini-Chiesa_omonima

IOES DE RVBEIS PEDEMONTANUS IN SS
TRINITATIS HONOREM F. F. MDCCXXIII

Giovanni de Rossi fece in onore della Santissima Trinità

Questa chiesa, nominata per la prima volta  con il nome di “S. Benedicti de Arenula” in una bolla di papa Urbano III (Uberto Crivelli – 1185-1187) del 1186, è citata nel catalogo (1192) di Cencio Camerario (1150-1227), dove è nominata come “S. Benedicto Ariole” (forse un errore di amanuense), con 6 denari di “presbiterio” (dono papale in ricorrenze speciali), mentre nel Catalogo Parigino (1230) è detta “ S. Benedictus de Arenula”.
La chiesa si trova pure, come cappella, dipendente da San Lorenzo e Damaso, in un documento di papa Giovanni XXII (Jacques Duèse - 1316-1334).
Paolo IV (Gian Pietro Carafa – 1555-1559), nel 1558, affidò la chiesa di San Benedetto alla Compagnia della SS Trinità fondata, nel 1540, da Persiano Rosa (+1558), padre spirituale di San Filippo Neri e da San Filippo Neri (1515-1595) stesso.
Nel 1579, Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585) confermò la presenza della Compagnia, elevata ad Arciconfraternita, e le donò chiesa e convento, il quale fu adattato alle funzioni di soccorso dei pellegrini, specie durante i Giubilei e, in tempi normali, dei convalescenti dagli ospedali romani, perché potessero riprendere le loro forze.
Nel 1586, l’Arciconfraternita decise di costruire una nuova chiesa e un vero e proprio ospizio.
Nel 1587, dopo aver demolito la vecchia chiesa di San Benedetto, iniziarono i lavori di costruzione del nuovo complesso, che furono affidati a Martino Longhi (1569-1591) il vecchio, poi, nel 1603, a Giovanni Paolo Maggi (?-1613) che terminò l’opera (1597), ad esclusione della facciata.
Nel 1722 il mercante piemontese Giovanni de Rossi finanziò l’edificazione della facciata, su disegno di Francesco de Santis (1679-1731), affidandola all´architetto Giuseppe Sardi (1680- 1768).
Nel 2008, Benedetto XVI (Joseph Ratzinger – 2005-2013), rese la chiesa sede di parrocchia di rito romano  (messa  in  latino), come “eccezione” al rito in lingua autoctona, previsto dal concilio Vaticano II.
Lo stesso anno, la cura della chiesa è stata concessa alla Fraternità sacerdotale di San Pietro, una Società di vita apostolica di rito pontificio, la cui missione è la formazione e la santificazione dei sacerdoti, nel quadro della tradizionale liturgia del rito romano.

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