p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1

STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza Padella (R. VII – Regola) (scomparsa)

Questa piazza viene chiamata Padella dalla forma con cui doveva essere nei tempi passati costruita” (Venuti XIX sec.)

La zona, poi via e piazza Padella, era detta “la Furca” per “l'esservi qualche volta il patibolo formato da due legni fitti in terra con uno attraverso di essi, alla foggia di architrave, dal quale pendeva la fune che doveva sospendere e stringere la gola di quelli che per delitti commessi vi dovevano essere morti”.

Località poco abitata e tutta orti, aveva una chiesuola, su Piazza Padella, dove vi si confortavano i condannati alla forca, si chiamava San Nicolò “de furcis”, e più corrottamente “de freccia” o “de furca”.

Ebbe quest’ufficio fino alla seconda metà del XV secolo, quando i Coronati o Incoronati, famiglia spagnola che si trasferì a Roma nel ‘400, diventarono “padroni di tutto quel circuito e delle case intorno”.
Ricordando che un Paolo di detta famiglia aveva desiderato, fin dal tempo di Giulio II (Giuliano Della Rovere - 1503-1513), restaurare e dotare la chiesuola che si trovava profanata e quasi in rovina nella sua proprietà, Leone X (Giovanni de´ Medici - 1513-1521) glie ne concesse il patronato, elevandola a parrocchia con una bolla del 19 marzo 1513.

I Plancia de Incoronati dovevano corrispondere alla Chiesa 24 ducati annui, erigervi il fonte battesimale e fornirla di casa rettorale. Fu allora chiamata anche “Platea de Incoronatis apud flumen”.

Sotto Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini - 1592-1605) era già detta Padella e doveva essere una contrada malfamata se nel 1595 si decise che “se la contratta dell’Ortaccio e quella di Padella non fossero capaci di ricevere le dishoneste, si amplieranno per li lochi vicini,  purché  non  siano  presso  a  chiese,  monasteri  et  case  di  Ill.me (Illustrissimi)".

Conseguenza di detta disposizione fu che tutto il rione di piazza Padella, Ortaccio, la Trinità dei Monti, cioè dall’arco di Portogallo (via della Vite) fino alla piazza del Popolo, tranne quattro strade principali della contrada, “diventarono ricovero delle meretrici dette “de lume” o “de candela” e di quelle di minor sorte[1].

_________________

[1]            Le cortigiane erano di 3 classi: la prima “honeste o miglior sorte”: la seconda “di minor sorte”; la terza “de lume o de candela” (Quelle che i Romani chiamavano “meretrices diobolares” (da 2 dinari - anche inferiori alle “scorta”). Quest’ultima classe, non raggiungendo il minimo imponibile, non veniva tassata ma tartassata: dovevano portare un mantello distintivo (XV sec.), proibito vestire da uomo e partecipare a funzioni religiose solenni, a processioni, condurre alberghi, alloggiarvi o frequentarli, coabitare con parenti,  dare o assistere a rappresentazioni teatrali, girar di notte, tenere armi e ricevere armati, fare bagni nelle stufe apposite, andare in barca sul Tevere, abitare presso chiese o luoghi pii, andare in cocchio o carrozza ecc. ecc.
Quelle poi protette da Gentiluomini, Principi, Cavalieri, Addetti diplomatici erano dette “Curiali” perché dipendevano dalla Curia (Vicariato) e non dal Bargello.
Circa la mania di vestirsi da uomo si legge: “1731” “Essendo costume della principessa di Carbognano (Sciarra), allorché in villeggiatura, andare in abito da uomo e, trattenendosi ora in Albano, il cardinale Pico della Mirandola che ora è ¨ Vescovo, avea a tenere degli antichi canoni, vietato che in tale abito fosse ammessa alla chiesa e di più gliene è venuto precetto dalla Segreteria di Stato (Archivi Capitolini)”.

Blutop