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STRADE DELLA ROMA PAPALE

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Sui terreni appartenenti all’insieme della famiglia,  il cardinale inizia  la costruzione del palazzo (1548) che ingloba edifici di proprietà, già esistenti, incaricando Bartolomeo Baronino di Casal Monferrato (1511-1554) che porta a termine i lavori nel 1550.
Iniziò allora l’ornamento della facciata con gli stucchi probabilmente dovuti al pittore e scultore Giulio Mazzoni (1525-1618).
La proprietà del palazzo era condivisa tra i membri della famiglia Capodiferro: Il cardinale; Sua sorella Antonina Capodiferro (coniuge di Fabio Mignanelli, da cui Pietro Paolo Mignanelli); Bernardina Capodiferro, vedova di Alfonso Ricenati, avvocato concistoriale, madre del cardinale (il cardinale aveva scelto il cognome materno); Raimondo Capodiferro (padre di Virgilio Capodiferro e di Francesco Capodiferro, coniuge di Lucrezia Pichi) e Tiberio Capodiferro (canonico +1570). zii del cardinale e fratelli della madre.
Ne nacque tra questi un contenzioso, che si risolse con la cessione del diritto di proprietà di Virgilio Capodiferro e di Lucrezia Pichi (1566) a Pietro Paolo Mignanelli per 17.000 scudi.
Alla morte del cardinale Capodiferro (1559), subentra, quindi, nella proprietà Pietro Paolo Mignanelli, suo nipote, perché figlio di
Fabio Mignanelli (1496-1557) e di Antonina Capodiferro (+1538), sorella del cardinale.
Nel 1632, acquistato il palazzo, il cardinale Bernardino Spada (1594-1661), intraprese importanti lavori di ridistribuzione interna degli ambienti, di ornamento dei medesimi e di ampliamento del palazzo stesso. Il suo stemma, “tre spade d'argento impugnate d'oro, poste l'una su l'altra in banda, le punte in giù e il capo cucito d'azzurro, caricato da tre gigli d'oro (di Francia)”, è distribuito un po’ dappertutto negli ambienti del palazzo.
Tra gli interventi maggiori è da sottolineare l’ampliamento del palazzo Spada con il collegamento alla casa (in via Capodiferro n. 7), detta “casa dell’arco”, appunto, tramite un arco che bypassava il vicolo dell’Arcaccio.
Il cardinale fece realizzare, tra il palazzo e la casa dell’arco, un giardino segreto dal quale è visibile la famosa prospettiva del Borromini (1599-1667), per allungare fisicamente la quale, fu acquistata una casa confinante con la casa dell’arco.
Tra gli interventi artistici degli interni sono da ritenere quelli della Sala di Pompeo, eseguiti da Angelo Colonna (1604-1687) e Agostino Mitelli (1609-1660), con audaci prospettive e numerosi “trompe l’oeil” e quello della Galleria della Meridiana realizzata (1644) dal padre Emmanuel Maignan (1601-1676) dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola che materializza le ore del giorno e della notte, alla luce lunare.
Una “abbuffata di lumachelle” causò un colpo apoplettico al cardinale che perse l’uso del braccio e che lo portò alla morte, subito dopo, nel 1661.
Il palazzo fu ereditato dal nipote del cardinale, Orazio Spada (1613-1687), maritato con Maria Veralli (1616-1686), i quali provvidero al suo mantenimento per tutto il secolo XVIII.
Nel 1875, l’ultima componente della famiglia, Maria Spada-Veralli (1853-1902), sposava Giovanni Potenziani Grabinski (1850-1899), cui passò tutto il patrimonio.
Acquisito il palazzo dallo Stato Italiano, questo vi ospitò la sede del Consiglio di Stato dal 1927.

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