Piazza di San Salvatore in Lauro (R. V – Ponte) (vi convergono: via della Rondinella, vicolo dei Marchigiani, vicolo dei Vecchiarelli, limitata a sud da via dei Coronari)
“Dalla chiesa di S. Salvatore prende il nome la piazza. Dessa fu edificata dal cardinale Latino Orsini [1] nel 1449. Al titolo di S. Salvatore è stata aggiunto quello di "Lauro", non si sa perché, volsi però che in questo luogo esistesse "il portico di Europa" e che nel centro di esso vi fosse un bosco di "lauri" e credesi pure che il nome di "lauro" le sia derivato da certa strada chiamata "de’ lauri" a cagione di alcuni idoli nella medesima collocati, detti in latino lares”. (Rufini - 1847).
L’origine di “lauro” è confermata dal Nibby (1792-1839) che l’attribuisce appunto al boschetto del “portico d'Europa”.
Quanto alla fondazione della Chiesa, si dovrebbe parlare di riedificazione, perché Cencio Camerario (XII sec.) e l’anonimo di Torino (XIV sec.) la comprendono nei loro elenchi, il primo chiamandola “de lauro” ed il secondo “in lauro”.
Il diario dell’Infessura (XV sec.) riporta: “(1476) A dì 21 d'agosto morse lo cardinale Orsino missore latino, et fece lo testamento con autorità dello papa Sixto IV (Francesco Della Rovere - 1471-1484) el quale alle 4 dì del detto mese lo era andato ad visitare con quattro cardinali, et fo seppellito in Santo Salvatore dello Lauro, lo quale lui lo haveva fatto edificare de soa propria pecunia, et come si dice per lasciti fatti in testamento dello Signore Ursino”. Ciò che è confermato in una supplica fatta dai canonici di S. Giorgio in Alga [2] al Pontefice il 17 maggio 1477: “devoti canonici etc... qui de presenti sunt vel in futurum erunt in ecclesia sancti Salvatoris de Urbe nuper per Reverendum in Christo patrem et dominum Latinum Cardinalem de Ursinis edificata et dotata”.
Ma che preesistesse alla costruzione Orsina, lo dice pure un elenco delle proprietà della Basilica Vaticana, nel secolo XIV: “domus cum signo serpentis de parrochia S. Salvatoris in Lauro” (13 giugno 1395).
Il cardinale Orsini, creato da Niccolò V (Tommaso Parentucelli - 1447-1455), l’affidò ai canonici di S. Giorgio in Alga, soppressi poi da Clemente IX (Giulio Rospigliosi - 1667-1669), e la chiesa e annessi furono acquistati allora dai Piceni, per 30.000 scudi, ed il convento usato come collegio per 25 alunni di medicina e legge.
Il chiostro, con le aeree logge sovrapposte al quadriportico, sono nel ‘400, mentre la Chiesa, per un incendio del 1591, fu riedificata da Ottaviano Mascherino (1533-1605) e la facciata dall’architetto Camillo Guglielmetti sotto Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti - 1846-1878).
La fontana di Gregorio XIII (Mauro Alberto Cappellari - 1831-1846), trasportatavi dal Panico e ridotta in pessime condizioni. L’epigrafe laudatoria non è quasi più leggibile.
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[1] ) In una tomba scolpita da Isaia da Pisa (XV sec.) è inumato Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431-1447). Tomba giudicata il prototipo della scultura sepolcrale del XV secolo.
[2] La confraternita di San Giorgio in Alga riunisce, dal 1557, i Credenzieri, cioè quelli che custodiscono le Credenze del Pontefice. Essi furono, per qualche tempo, nel Monastero dei Canonici Regolari di S. Salvatore in Lauro, avendo cura della Cappella della Madonna della chiesa medesima e poi, con l’aumentare dei fratelli e dei fedeli della Compagnia, passarono (1577) nella Chiesetta di S. Andrea Apostolo, dietro il palazzo Cavalieri (S. Eustachio), (già dedicata a S. Luigi, re di Francia) che intitolarono a S. Elena. In seguito, essendo questa troppo piccola, ottennero quella di S. Nicola “del Millinis o de´ Cavalieri”.
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